sabato 20 luglio 2013

In alto - Un dono


20 Luglio 2013 - Ornica

Oggi ho sentito ancora il sussurro dell'Inverno. Andavo verso il pizzo di san Giovanni, nei pressi di un canalone selvaggio e all'apparenza silenzioso, cinquecento metri sotto la vetta del Tre Signori, ai piedi delle sue vertiginose ma solide pareti meridionali.
Una solitaria baita è l'unica traccia dell'uomo in quell'angolo nascosto della valle, seppur così relativamente vicino al 101, il quale gli passa sopra ignaro, andando a circondare la montagna verso il rifugio Grassi.
Giungevo lì dalla cima Fontane, presa dalla baita dei Ciarei sul suo ripido versante sud-orientale. Tagliando a mezza costa sui prati di erba olina infradiciata dalla rugiada notturna, sono infine arrivato nei pressi di questo canalone, coperto ancora da un vecchio ma tenace nevaio invernale... che capolavoro cromatico! Il grigio opaco dei Tre Signori, il verde profondo dei pascoli di luglio e questa  lama bianca e sottile giù a precipizio dai bastioni soprastanti; e su tutto il blu luminoso, alto, del cielo assolato.
Per proseguire dovevo superare il nevaio. Avvicinandomi però, avvertito da un sommesso gorgogliare, ho capito che questo nascondeva un torrente. Con cautela mi ci sono accostato - in certi punti la neve apriva delle bocche, sottili e gocciolanti, che lasciavano vedere la vena d'acqua sottostante, che a tratti si trovava ben al di sotto di grosse e scivolose rocce che non mi convincevano.
Sono così salito un pò costeggiando il nevaio, in cerca di un punto in cui la neve fosse ancora sufficientemente solida per reggere il mio esile peso e farmi così proseguire dall'altra parte. Ho trovato alla fine un passaggio nei pressi di un'altra apertura nella neve; passandoci in parte con cautela, un'improvvisa folata di aria gelida, vecchia e pura, mi ha fatto rabbrividire... L'apertura era grande abbastanza da formare una vera, piccola grotta dalla bianca volta di neve, la quale si perdeva salendo, abbracciando il torrente in una fredda oscurità.

Eccomi avvolto di nuovo dall'inverno. Un lontano richiamo e una visione si rinnovano ancora...
Ardeva un fuoco alle pendici di monti eterni e immensi, sotto un cielo plumbeo e innaturale, mentre in silenzio cantavo del freddo primordiale la cui runa è Is...

Arcaico terrore delle notti invernali,
Perchta,
Sorgi dalla putrescenza dell'anno che è morto
Il tuo grido riempie di paura il bosco innevato
Mentre da muschio e nere radici il tuo ruvido corno si leva nel crepuscolo!
Vegliarda e immemore guardiana delle greggi
Sterile saggezza di inverni dimenticati
Affonda il nostro cuore nel profondo della terra
E tempra nel ghiaccio le nostre debolezze!


Entusiasta di questo ennesimo dono della Montagna, sono infine tornato sui miei passi per proseguire il cammino - per farlo fin quando mi sarà concesso di farlo.

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