giovedì 13 dicembre 2012

Natura esoterica dell'hashish



La conoscenza di sé stessi può passare anche da strade poco ortodosse dal punto di vista sociale (anzi, DEVE farlo, perché sia davvero tale).
Naturalmente, conta molto  la predisposizione introspettiva, che è una specie di vocazione individuale la cui genuinità mi pare essere una delle cose più rare al mondo d'oggi.
Forse è sempre stato così, ma questo non lo so.
In questo senso l'utilizzo di sostanze intossicanti può essere molto d'aiuto nell'esplorazione delle proprie possibilità. Disgraziatamente, la legislazione odierna permette il libero utilizzo di una sola di esse, tra l'altro la più distruttiva, almeno in termini fisici, ossia l'alcol. Di esso e delle sue infervorate, passionali ebbrezze parlerò forse prossimamente, se sarò in grado di farlo.
Un altro "stupefacente" di cui ho buona esperienza è appunto l'hashish, o meglio sarebbe dire il THC, presente in quantità variabile nella canapa indiana e non solo. Chiamerò la sostanza hashish alludendo al principio attivo della pianta, quindi anche alle sue infiorescenze, che hanno i medesimi effetti forse in misura lievemente meno accentuata rispetto alla resina trattata.

Psicologia dell'hashish
 Il discorso sulle droghe è stato completamente distorto dall'immagine fantasmatica  che una parte della società odierna ha volutamente creato di esse. Se l'uso di queste sostanze viene portato al di là del lato ricreativo-sociale, avvicinandolo a quello rituale, è possibile trarne diversi vantaggi. L'effetto dell'hashish è primariamente soggettivo; è quasi inutile consultare la medicina a proposito, bisogna sperimentarlo con una certa assiduità su sé stessi per cominciare a comprenderne consciamente i meccanismi.
Generalmente, dopo l'assunzione di tale "Droga" si avrà una progressiva amplifcazione della propria personalità istantanea, influenzata quindi dalle componenti che la formano in quel momento: stato d'animo generale, luogo, eventuale compagnia, sensazione di fame, di freddo etc...
Le percezioni e le sensazioni si fanno via via più intense.
L'hashish amplifica in un certo modo la tua personalità: se sei un idiota, diventerai più idiota; se sei di norma un paranoico, e ti becchi il momento sbagliato, ti sembrerà di stare in un inferno fatto di eternità istantanee.
Ecco perché questa è ritenuta da molti una droga "leggera" o ricreativa: essa è tale per la maggior parte delle persone, che solitamente è composta  da personalità estroverse (nel linguaggio di Jung).
Non può esserci uso ricreativo-sociale dell'hashish per un introverso (consultare sempre Jung), in quanto l'assunzione porta progressivamente faccia a faccia con una certa parte del proprio mondo interiore, e questa non è sempre un'esperienza divertente.
Il momento, l'istante temporale in cui si è immersi viene ingigantito all'inverosimile, o meglio, questo avviene a livello della mente conscia e della sua interazione con il mondo; i pensieri si moltiplicano viralmente, diramandosi labirinticamente in una vischiosa, seppur vaporosa, ragnatela.
L'hashish è associato a Netzach, Hod e all'elemento Acqua; questo in virtù anche della sua proprietà principale, che è quella di soffocare, annullare il subconscio (K.Grant). Allo stesso tempo, il potere analitico della mente viene terribilmente potenziato; la sua capacità di scomposizione del Reale aumenta al punto che se ne perde facilmente il controllo, rimanendo così totalmente in balìa  dei propri pensieri. Non è affatto impossibile rischiare la pazzia a causa di questa droga "leggera", in soggetti mentalmente predisposti che ne facciano abuso costante.
L'hashish è legalmente classificato come allucinogeno; questo perché il meccanismo qui esposto rispecchia quello di altre sostanza psicotrope, come l'LSD o il mescal. Queste ultime sono però molto più potenti e portano ancora oltre l'esperienza, facendo materializzare a livello sensoriale gli svariati esiti delle proprie scorribande mentali.
Tornando all'hashish, la capacità di rimanere abbastanza consapevoli durante l'ebbrezza  permette di comprendere bene il comportamento delle correnti nel mare dei propri pensieri, riuscendo a sconfinare anche in regioni nuove, profonde e "tossiche" della propria mente. Questa capacità, in un'ottica di auto conoscenza, si acquisisce solo tramite un uso oculato e prolungato della sostanza. Si vedrà così come l'hashish sia in grado di aprire alla disgregazione analitica della coscienza... e non è cosa da poco. Questo oscuro meccanismo dell'hashish è splendidamente descritto da Crowley in Amalantrah working: "un esperimento con l'hashish [...] è un ritorno,una regressione della struttura mentale, una degenerazione. Vediamo così che l'analisi costituisce un andare indietro, mentre la sintesi è un progresso. Ciò è anche prova della natura di Choronzon. Poiché  la dispersione rappresenta l'analisi, o distruzione, egli è nemico dell'uomo la cui formula è creazione per sintesi. Questa sintesi è Amore.".
Questo può spiegare anche la natura demoniaca che Baudelaire assegna all'hashish nei Paradisi Artificiali...