giovedì 19 maggio 2016

Importanza della Visione del Simbolo


Il simbolo è vivente; la visione acquisisce importanza e significati - essenziali, non intellettuali - solo quando va a incidere la sfera del simbolo.
in questo discorso terrò come sede fissa di emanazione simbolica pura la sfera Solare (Tiphareth etc) e la realtà dell'imaginario proliferante discendente da essa quella Lunare (Yesod).
L'essenza del simbolo ha sede in uno stato di eterna atemporalità.
Questo stato è in potenza dell'essere umano, pur non appartenendogli. Il cammino iniziatico lo disvela nel "farsi incarnato" del praticante, nel suo percorso dell'essere in vita avendo scelto il sentiero dell'iniziazione stessa.
Il Daemon, o Santo Angelo Custode, e Totem, appartiene anche alla sfera solare, simbolica, purificata dalle influenze materiche più stagnanti e, successivamente, da quelle visionarie, allucinatorie e sovrasensibili della sfera lunare.
Naturalmente, prendendo in considerazione l'aspetto "negativo" di tutto ciò, bisogna portare lo stesso discorso all'interno della prospettiva totemica, bestiale, qliphotica; questo per ragioni di onestà della ricerca esoterica - in realtà non si ha cosa diversa rispetto alla sfera solare, chi ha orecchie per intendere intenda - qui entra in gioco ciò che tradizionalmente viene inteso come il Sole Nero, il sole oscuro della spiritualità desta.
Del resto, lo stesso aggregato daemonico - angelico si trova verosimilmente in una posizione di emanazione rispetto al piano solare, del quale utilizza in pieno potere i simboli. E lo stesso piano solare ha il suo principio a sua volta dalla corona inconoscibile di Kether / Thaumiel.
Un'ipotesi dell'origine di alcune psicopatologie: l'animo umano che, lungo le rotte di folli voli pindarici, sfiori anche solo per un momento la diversa composizione - e non altitudine - di queste sfere AL DI SOPRA DEL SOLE, non potrà più tornare al suo "peso", alla sua gravità iniziale...
La sfera solare del simbolo puro trarrebbe il suo essere, quindi, da un piano causante ulteriore - sempre più al di là del linguaggio, sempre più lontano dall'uomo nella sua struttura base -
quest'ultima non essendo altro che un aggregato strutturato di progressivi concrezionamenti dell'emanazione primeva.
N.B: tali concrezionamenti non sono assolutamente orientati verso il "basso" come da concezione comunemente giudaico-cristiana, quindi pericolosamente antropocentrica; l'iniziato di un certo livello che comincia a FRANTUMARE, DIGERIRE e ASSIMILARE i concrezionamenti più grossolani, si accorgerà che questi naturalmente rappresentano una parte essenziale ed ineliminabile del tutto - essendo egli stesso parte di ciò. Da qui le dottrine che prevedono l'uso attivo della corporeità stessa per l'elevazione spirituale - o meglio , essenziale, si veda la tradizione del "corpo adamantino", del "corpo di luce", etc, le quali prevedono una fusione tra corpo e anima partendo dal primo dei due elementi.
La personalità dell'uomo si delinea come più o meno vicina a questa suprema realtà spirituale, quella solare e al di là di quella, nelle sue differenti manifestazioni.
In generale, avvertiremo nelle persone più vicine agli stati del sovrasensibile una distanza indecifrabile, un'apparente indifferenza, o forse anche una falsa debolezza, nei riguardi degli affari terreni.
Naturalmente, si tratta di esempi rari. Più frequenti sono i soggetti inclini alle fantasticherie e alle sottili immaginazioni, talvolta morbose, della sfera Lunare. Tra questi ultimi troviamo la maggior parte dei medium, delle "streghe" e così via.
Queste stesse personalità ora descritte non sono altro che influenze, emanazioni delle sfere universali. Ognuno può trovare il suo posto in questa gerarchia - certo avendo l'UMILTà di farlo.
Un'ultima considerazione: l'esperienza - o anti-esperienza -  del percepire sottilmente, anche per un solo istante, le voragini dell'atemporalità che si stendono intorno alla nostra esistenza quotidiana, come un fulmine a ciel sereno, in quanto non parliamo come sempre di percezione intellettuale ma ESSENZIALE, in grado di modificare la struttura stessa del proprio intimo essere.  Si tratta di modi di conoscenza facilmente sconfinabili nella psicosi, ma raggiungibili non necessariamente con i soli "mezzi esoterici"; i quali garantiscono però a mio avviso una maggiore purezza e lucidità della cosa, purificata dalle scorie delle rappresentazioni mentali.
Dalla corporeità (Terra), attraverso la Visione (Luna) del Simbolo (Sole), afferrare per un momento di eternità la quintessenza, come luce assoluta - o tenebra inviolabile.




sabato 7 maggio 2016

Il bisogno dà poca scelta



Un'esistenza che passa come il colore dei fiori nel meriggio di marzo. Una tensione enorme e sfuggente, lo strazio dell'estraneità, la solitudine dei profeti.
Sprofondare nelle paludi della manifestazione alla ricerca di ciò che è occultato; essere il senso e il male necessario.
Sulle rupi altissime, tra i rododendri di luce e sangue arranca un'ombra lontana...

Val Mora e dintorni

Al di là di Averara, negli anfratti della valle brembana, si schiudono valli che paiono strettoie, sì vicine ancora ai mondi calcarei, ma subito differenti nei loro paurosi versanti dalle temibili pendenze, lambite a loro volta dalle nere ombre dei boschi di peccio;  è inevitabile accorgersi dell'essere giunti in un luogo diverso, in una natura più "alpina", dove il silenzio dei deserti di calcare è sostituito dal fragore dei gelidi torrenti, viscidi e scuri.  
Il confine lo si passa salendo verso la contrada di Valmoresca; da qui la vecchia mulattiera della Via Mercatorum, ora dimenticata, porta ancora al passo valtellinese, molto più in alto. Io salgo lungo i sospiri dei ricordi di questi luoghi selvaggi, che ho avvicinato e conosciuto poco a poco.
Subito a occidente si disegna una valle gemella a questa, la val di Vai, che ospitò una notte fredda di inizio Maggio me e la mia amata; una piccola baita aperta ci fece da bivacco e fu un'altra storia di fuochi notturni, visioni siderali e strane malinconie delle ultime nevi sui grandi pascoli cupi, prima dell'arrivo dell'estate.
Sfuggire alla temporalità vagando tra le tracce di un mondo morto, quello arcaico della montagna che fu, e che ancora echeggia lungo i nostri sentieri.
Sono tanto permeabile a questi luoghi, che posso scorgere ogni sfumatura nelle loro differenze, nei caratteri dei genii che li governano.

Piani dell'Acqua Nera

Si stendono infine dinanzi al viandante che, risalita tutta la strettoia della Val Mora, abbia raggiunto e attraversato la diga che fa la guardia al grande lago soprastante. L'altitudine modesta del luogo non ne influenza il carattere alpino dei pascoli verdeggianti a nord del lago, intrisi delle acque quasi stagnanti che si diramano in mille rivoli scendendo i versanti dirupati del Colombarolo e del Verrobbio.
Zona di antichissimi alpeggi e più recenti miniere; un possibile riparo e bivacco è la baita sull'alto versante nord - est del monte Mincucco.
Ci si muove qui su passi millenari, e tra piccoli altipiani e valli secondarie, si scorgono ancora i misteriosi Barech, manufatti delicati quasi partoriti dai pascoli stessi...

Un altro Maggio lontano, qui.
Al riparo dal gelo del favonio nei pressi delle ancestrali pietre di un barech, un fuoco notturno cangiante, lingue di fiamma vive nel buio del pascolo ora morto, il profumo di legna di larice come incenso primordiale - e il silenzio limpido dell'ultimo inverno alpino, come il sospiro nascosto dei ghiacci più in alto.
Proprio qui un'altra rinascita spirituale, qui dove solo tre anni prima tutto era iniziato - di nuovo - dalla malattia, al tramonto, prima del fuoco,
                                      invocando Nauðr

la purificazione che precede la visione, all'ombra del mio larice, in questa notte di fuoco e gelo montano ve ne saranno altre Nove.

 Qui io sono appeso ai tuoi ciclopici rami, privo dell'occhio attendo il sorgere di un nuovo sole sulla terra che si stende immensa sotto di me, ma la notte è ancora lunga e viva intorno.
La notte dà senso e conoscenza ai giorni.


Ritorno, e volgo lo sguardo al barèch dove c'è il nostro campo: l'ultima luce crepuscolare accende le rocce oblique e le praterie scoscese del massiccio dei Ponteranica, in alto ancora innevato, che ci sovrasta. Mi incammino verso il fuoco acceso da lei.