mercoledì 5 febbraio 2014

Doxa I - Pigrizia


"e anche se non dovesse verificarsi la catastrofe temuta da alcuni in relazione all'uso delle armi atomiche, al compiersi di tale destino tutta questa civiltà di titani, di metropoli di acciaio, di cristallo e di cemento, di masse pullulanti, di algebre e macchine incatenanti le forze della materia, di dominatori di cieli e di oceani,, apparirà come un mondo che oscilla nella sua orbita e volge a disciogliersene per allontanarsi e perdersi definitivamente negli spazi, dove non vi è più nessuna luce, fuor da quella sinistra accesa dall'accelerazione della sua stessa caduta".

                                       (J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno)


Di quale progresso dovremmo essere fieri?
La realtà ci ha annegati sommergendoci anche dei suoi escrementi più innominabili - ma questo non ci ha fatto avvicinare di più ad essa.
Disancorati, svuotati dalle brutture incessanti, abbiamo trionfato sulla materia divenendone schiavi.
Questo è il magma freddo della massa meccanizzata che porterà al futuro più buio che l'umanità ricordi, perché anche chi ha la statura necessaria per rendersi conto dell'andazzo, nonostante ciò, non avendo più alcun punto di riferimento stabile, sarà preda dell'assenza di un senso interiore da porre dinanzi alla disgregazione del mondo.

Doxa
Si pensa a una data cosa in un certo modo sotto l'influenza di miliardi di opinioni circostanti.
E', questo, uno degli aspetti dell'esaurimento delle possibilità, del senso di stantio e di rovina che oggi si respira quotidianamente. Quest'ultima sensazione, quando recepita come tale, tutto sommato piace e fa comodo, perché dà la sicurezza dell'avere un nemico contro il quale accanirsi, dando così una parvenza di senso alla propria esistenza. Del resto però anche l'aura del "maledetto" ha perso la sua eleganza.
Dal punto di vista spirituale, l'unico che davvero importi, l'indolenza diviene un rifugio sicuro per il proprio ego sfasato; progressivamente ci si accomoda nello stagnare degli eventi, mentre si trascina la propria esistenza nel piattume e nell'insignificanza moderna.
Si loda l'eccesso quantitativo di opinioni come una conquista, quando questo ha in realtà lo stesso effetto paralizzante dell'ignoranza nei confronti di qualcosa, con la subdola aggiunta del pensiero autocompiaciuto del "già sperimentato" (da ALTRI). E con questo si è fermi, e il senso puro della ricerca di una verità cristallina viene meno.