martedì 10 luglio 2012

Propaganda esoterica II


Rifondare la propria esperienza su questo pianeta significa in fondo attuare una ricostruzione magica del Mondo, laddove questa parola si intenda in un senso che si avvicini a quello heideggeriano del termine. Questa ricostruzione si dovrebbe compiere necessariamente solo dopo una preliminare e ben condotta distruzione del mondo, ad opera di sé stessi; quest'ultima essendo comunque una fase che probabilmente non finisce mai per l'uomo consapevole che si trascina nell'esistenza quotidiana di oggi. Le due cose quindi, distruzione e ricostruzione, vanno compenetrandosi attraverso la costanza nella pratica.
Di certo, a proposito del praticare, rientrano in questa categoria azioni ed operazioni volte sia a distruggere il mondo che a ricrearlo magicamente; sta alla consapevolezza ed alla coscienza soggettiva di ognuno l'equilibrare nei giusti tempi e nella giusta misura le due cose.
Di importanza primaria è la costanza, quale forza in grado di modellare il nuovo Reale che si va costruendo, come il torrente che scava le rocce del suo letto. Riporto a tal proposito alcuni stralci dal cap.LXVI del primo libro del De Occulta Philosophia, non tralasciando la prima parte, in quanto trovo che le “forze cosmiche” si possano prospettare,tra le altre cose, quali possibili baricentri sui quali basarsi per dare il via alla propria “rigenerazione” (termine da prendere molto alla larga).

“Le passioni dell'anima sono validamente aiutate dai corpi celesti, che influiscono sul loro operare quanto più esse si accordino col cielo sia in un certo modo naturale, sia per scelta volontaria o libero arbitrio [...] è dunque utile, a ricevere i benefici del cielo in ogni sorta d' operazioni, il porsi in istato di concordanza con esso e
il rispondere ai suoi influssi coi nostri pensieri, con le nostre passioni, con le nostre immaginazioni, con le nostre contemplazioni e altri simili atteggiamenti spirituali. Perché tali passioni fanno inclinare il nostro spirito verso quanto rassomiglia a esso e lo espongono a ricever meglio le influenze celesti […] tale risultato non è però raggiungibile a mezzo del pensiero contemplativo, che si separa da ogni senso dall'immaginazione e dalla natura […]. Il nostro spirito opera prodigi mercè la fede, che è un fermo attaccamento una intenzione fissa e una forte applicazione dell'operatore al cooperatore […] occorre perciò essere costanti nelle nostre operazioni, lavorare indefessamente, immaginare, sperare e avere robusta la fede, che molto può per aiutarci. Per operare efficacemente in Magia, è dunque indispensabile aver fede costante e confidenza, non dubitar mai della riuscita, non esitare con l'animo. Perché come ferma fede produce effetti meravigliosi anche nelle operazioni false, così la sfiducia e l'esitazione […] dissipa e rompe la virtù dell'animo dell'operatore. Quindi accade che ne viene frustrato e disperso il desiderato influsso delle influenze celesti, le quali, senza una virtù salda e costante nell'anima, non possono unirsi alle cose e alle operazioni”.