venerdì 8 giugno 2012

Propaganda esoterica I


Tra i diversi significati della pratica, importante considerare anche quello dello sforzo continuo che bisogna operare per cambiare dalla propria interiorità la percezione che si ha dell'esistenza- o di quella che definiremmo “realtà”. Creare un proprio cosmo che sia personale e impersonale nel medesimo tempo, senza rischiare di sconfinare nel cosiddetto “patologico” dovuto all'eccessiva oggettività da un lato e soggettività dall'altro. Una serie di esercizi orientati in questa direzione sono già stati concepiti (come ad esempio la classica “pratica del rasoio” di Crowley), ma ovviamente in una quotidianità come la nostra, eseguirli può essere quantomeno difficoltoso; ma già il fatto di pensarci di provare a farlo può essere comunque utile nell'ottica di una frammentazione controllata della propria “personalità”. Più nello specifico, si tratta di cercare di estirpare gradualmente non la mente in sé, quanto lo “stile di pensiero” di cui si è sostanziati, il quale struttura il reale intorno a noi nei modi che gli sono propri per il contesto storico, sociale, culturale etc dell'epoca attuale. Questo è dal mio punto di vista un lavoro magico. Fare terra bruciata dell'ossessività intellettuale contemporanea per una percezione diversa, forse più antica, sicuramente più completa, del manifestato e non. In questo senso si rende urgente e indispensabile la pratica costante, prima che giunga l'inevitabile fossilizzazione dell'identità personale impostaci dallo stile di pensiero contemporaneo, del quale siamo allo stesso tempo creatori e soggetti passivi. Fuggire come la peste la speculazione e le teorizzazioni (leggasi “masturbazioni”) psicologiche; non porsi limitazioni nell'attraversare i deserti abissali di questa era per rifondare la propria esperienza su questo pianeta.