giovedì 20 novembre 2014

Iniziazioni


In questi momenti dai colori incerti, riavverto la sporadica sensazione di dover a volte tornare ai luoghi primevi, dopo aver vissuto mondi rarefatti di roccia e aria che lassù eternamente attendono.
Quando hai visto cose scolpite nel reale cristallino dei primordi, e intravisto in esse bellezze ignote in grado di forgiare quel poco che sarai, è talvolta ora di tornare laddove la sensibilità è sorta dai meandri della giovinezza.
A volte si ha la fortuna di resuscitare da quei luoghi antichi come un'altra essenza impregnata di essi.
Quando ti accorgi  che la vita è come un lampo effimero esploso nel ventre di un universo morto, un'ebbrezza il cui potere fluido risuona enorme e sottile nello spirito.
Allora non si è che ombre solitarie che arrancano nelle sperdute, altissime lontananze di praterie di rododendri insanguinati alla luce risorta della primavera.
Ho avuto così tanto da quei luoghi percorsi dai silenzi, vertigini sui baratri pallidi delle creste calcaree al tramonto, subito baciate da un'ombra fredda, sempre più fitta, solidificatasi nei secondi che trascorrono, e quella solitudine primordiale che sorge in tutto il suo potere annichilente e le sue infinite possibilità con il calare della notte sugli anfratti delle foreste, sugli eterni silenzi dei ghiaioni.

La consapevolezza del freddo senza tempo dell'inverno sulle montagne, le rocce sempre più scure nella sera mentre arranchi tra nevi e abeti senza desiderio, riempito solo dalla tenebra incombente, vero argine contro il caos idiota dei nostri giorni. Nella paura primordiale la liberazione, un rapace nero che ti strazia le viscere psichiche appena prima che il sole materiale sorga. Non ci sarà gloria nella conoscenza - solo il silenzio.

Non ci sarà onore nel potere, ma solitudine.


lunedì 21 luglio 2014

Il sentiero oscuro


Il contatto e il lavoro con forze spirituali  più o meno "oscure"  non è certo una novità: da secoli, all'interno di culture non condizionate da visioni troppo dualistiche del manifestato e non, l'approccio infero alla sfera dell'essere ha condotto a pratiche definibili come "controverse", almeno dal nostro ristretto e usuale punto di vista moderno.
Qui esporrò brevemente qualche soggettiva impressione a riguardo, riferendomi in particolare al sistema esoterico del Dragon Rouge, incentrato sulla qabalah qliphotica.
Le energie in gioco qui sono molto diverse da quelle alte e luminose dei sistemi più usuali. La sensazione di estraneità e la mancanza di controllo nei confronti di queste sono caratteristiche preponderanti, tanto che divengono inconfondibili segnali della loro presenza dopo un certo periodo di accostamento ad esse. Il grembo terrestre di queste energie è la proteiforme oscurità di Lilith, e la loro vibrazione - mi si perdoni l'uso di tale termine abusato - è densa, disgregante, pesante e compatta a un tempo. Una forza inumana, sotterranea nel vero senso della parola.
La potenza di tale approccio alla materia esoterica - sicuramente destabilizzante per coloro che non sappiano coglierlo intellettualmente e spiritualmente - sta nell'immersione dell'adepto nelle profondità elementari della sua psiche, che in un'epoca di perdizione essenziale come la nostra non può che impattare con estrema forza sulla condotta individuale. Ciò si palesa nella ricerca personale (ovvero in un processo costante e reale di autodistruzione e rigenerazione) del proprio Daemon, quintessenza del sé ricreato, fusione tra il "classico" Angelo Custode e il Totem demoniaco di svariate altre tradizioni. Un processo che si attua in Thagirion, la qlipha del Sole Nero, l'astro di mezzanotte che guida il cercatore della conoscenza  superiore, solare appunto, non più frutto del fasullo riflesso della luce intellettuale sul mondo fenomenico. Nell'oscurità bisogna scavare per annientare progressivamente la paura della morte - per morire quindi - e non più per fondersi in un'informe assoluto di beatitudine mistica, ma per riemergere da questo come una nuova creatura, forse in un nuovo universo, o in un nuovo Eone.

lunedì 2 giugno 2014

Città infinita e Ultimo uomo

Un altro legame primordiale, quello che legava gli uomini alla loro terra di origine e appartenenza, è venuto meno nello svolgersi dell'ultimo secolo: l'importanza del sentirsi sostanziati anche dall'essenza di quella che con le sue peculiarità è la terra di ognuno. L'uomo del Kali-Yuga è disidentificato e frammentato anche a causa del suo essersi estirpato dai luoghi caratteristici della sua particolare gente. Il proliferare di non-luoghi divorando la bellezza e la specificità annulla anche il senso. Il non-luogo è sradicato nei confronti del territorio, e allo stesso tempo, in virtù della sua disgraziata presenza fisica - asettica, anonima e isolata dal contesto circostante - ne deturpa la fisionomia più umana, basata ad esempio sull'utilizzo di materiali e di tecniche costruttive tipiche e locali.
La bruttura standardizzata di acciaio, cemento e asfalto omogeneizza il territorio impedendo all'uomo medio, di per sé già privo di iniziativa personale, di ampliare i propri orizzonti estetici e visivi, e quindi intellettuali. In questo senso si situa l'idiozia delle "ferie" massificate, delle masse che puntualmente, in dati periodi dell'anno, si riversano dalle infernali città-termitaio verso mete e luoghi prefissati di modo da "staccare" momentaneamente dall'orrida e meccanizzata routine lavorativa di ogni giorno.
La struttura stessa della metropoli infinita odierna, "città lineare" senza limiti, distesa spesso poco funzionale di grigiore e banalità, limitando la visione di orizzonti di bellezza e di eterogeneità, porta ad una mancanza di impulsi orientabili al sovrasensibile o comunque all'extra-umano, il che è una importante condizione preliminare all'accesso a stati più spiritualizzati dell'essere.

lunedì 28 aprile 2014

Considerazioni sull'iniziazione ☾






Direzionare la propria Volontà verso un determinato ambito porta sempre e comunque a un qualche risultato, sia esso positivo o meno. Questa cosa è tanto più vera nella sfera del sogno: il sogno è lo specchio introspettivo dell'uomo; se nella vita quotidiana una persona agisce in modo tale da ottenere un qualche vantaggio materiale - Malkuth - i risultati relativi a questa sfera emergeranno (io faccio sport in modo da ottenere maggiore forza, resistenza, etc). Nel controllo del sogno tale tensione "terrestre" si manifesterà attraverso modalità simili: potremo avere rapporti sessuali con qualunque paradisiaca o infernale creatura creeremo, potremo uccidere, o avere potere. Se i propri intenti sono invece differenti, e attraverso un lungo lavoro nella vita di tutti i giorni (Malkuth) ci si orienta verso lo spirituale, sarà possibile agire in tale direzione anche durante il sonno; se nella veglia, con la pratica, si potrà avere una qualche possibilità di successo, nel sogno i risultati sono assicurati. Questo proverà senza dubbio la bontà e l'efficacia della propria ricerca spirituale...

In tal senso si rende più chiaro uno dei motivi dell'iniziazione esoterica lunare (Malkuth/Lilith - Yesod/Gamaliel, 2=9) tipica della maggior parte degli Ordini oggi esistenti, dalla G.D. in avanti, la sfera lunare rappresentando la prima soglia verso gli stati più sottili dell'essere, il sogno e i mondi astrali.
L'accesso a tale sfera è oggi complicato dall'individualismo imperante, poiché presuppone un lavoro intelligente, sincero e del tutto introspettivo, che possa dischiudere i cancelli a guardia dei propri abissi essenziali.
Il sentiero lunare dell'allucinazione, dei costrutti psichici nascosti e dell'immaginario profondo compenetra il lavoro di dissoluzione del proprio illusorio essere "terrestre", un lavoro volto a scioglierne i sali esteriori e le grossolone concrezioni identitarie, che è il necessario punto d'avvio del proprio cammino esoterico.

(K.Boye, Lilith & Fauno)

sabato 5 aprile 2014

Pleroma

Scivolato in un'era senza Dei
prosciugato di ogni possibile
incerto sulla vera apocalisse
tra marionette prive di ogni realtà
nell'oscuro grigiore delle città
forse si ama? forse si vive
di una prosa ormai incerta
vacillante sull'orlo dell'assoluto, inebriata di morte
soffocata da raggi alcolici, ricordi allucinati
di una macchina guasta da tempo.

Non c'è verità nella realtà
non c'è realtà nella scrittura
qualcosa striscia tra fanghi perlacei
negli abissi del sé
nell'eterno incompiuto
nel linguaggio alla sua fine.

martedì 11 marzo 2014

Dispersione & Disgregazione (D&D)

 L'uomo contemporaneo annega sempre più nel caos della conformazione frammentaria e senza più alcun centro del suo Io. Questa è purtroppo una condizione ormai generale e incontrovertibile: la massa democratica, la cui matrice è l'indifferenziato, ha assorbito praticamente ogni struttura sociale utile a fare dell'uomo un essere che faccia della spiritualità il proprio centro fondante.
Questo sistema si autoalimenta in virtù della sua essenza basata sulla quantità, che schiaccia e livella ogni divergenza. Questo è il motore del mito moderno della personalità individualistica: una mascherata di fasulle diversità di manifestazioni identitarie, poggianti tutte sull'equilbrio precario dell'assenza di senso e di scopo.
All'interno di questo marasma demente, chi vive in seno all'estraneità rispetto alla massa e all'introversione può trarre qualche "vantaggio" dal punto di vista del processo di disgregazione identitaria, sempre che si sia in grado di affrontare tale processo senza rimanerne vittima. L'assimilazione di modelli culturali già orientati in tal senso - nell'arte e nella filosofia in primis - in età almeno adolescenziale può essere con tutta probabilità un fattore di grande utilità nella costruzione di questa consapevolezza, così come l'uso disgregante della sessualità, o di "sostanze tossiche" al di là del loro infantile aspetto ricreativo. E' sempre imprescindibile il senso inafferrabile ma costante dell'essere una forza vivente e consapevole, il sentimento (castrato dalla società) di vicinanza all'assoluto che conduce quasi inevitabilmente, in assenza di riferimenti solidi, a situazioni esistenziali di malessere e disagio. Con questo voglio dire che un discorso del genere non vale per coloro che, animati dalla falsa vivacità spirituale di uno sviluppo intellettuale tardivo, mass-mediatico, si vedano come eroi della dissidenza - leggasi "giovani intellettualoidi alternativi", o involucri animati senza spina dorsale; ciò che scrivo non può essere semplicemente compreso da una prospettiva teorica.
In quest'ottica, la distruzione di quel che rimane della propria traballante identità diviene individualmente vitale, per non soccombere alla forzosa mediocrità della propria manifestazione inevitabilmente incatenata al sociale odierno, e al malessere conseguente. Del resto, sinceramente, non  c'è nulla da perdere che già non diventerà polvere in un futuro più o meno lontano.

CENNI SULLA DISINTEGRAZIONE:
-Comprensione reale dell'alterità tra la propria essenza silenziosa e il proprio Io linguistico, razionale. Questa è una delle conseguenze della distruzione della mente discorsiva. Può sembrare un'acquisizione scontata, oggettivamente parlando, ma non lo è per nulla soggettivamente, grazie all'esperienza diretta della cosa.
-Distruzione delle immagini mentali supeficiali, così da permettere l'affioramento delle impressioni profonde.
-Distruzione della dimensione temporale.

Queste sono alcune delle possibilità offerte dalla pratica. Il gioco è sottilmente pericoloso: non ci si deve infatti permettere una postuma espansione dell'ego data dalle "nuove" esperienze. Quel che rimane dell'Io dovrebbe essere il fattore di controllo, equilibrante, la Volontà sola dinanzi alla Realtà terrificante (avvicinabile alla Cosa lacaniana). Confrontando il comune stato di frammentazione dispersiva descritto all'inizio con questi risultati, si potrà assistere poi a un fenomeno di frammentazione controllata dell'identità: ogni parte identitaria (ad esempio la sessualità) diviene come il pezzo di un puzzle che può essere momentaneamente isolato e direzionato a volontà, non essendone più schiavi.



mercoledì 5 febbraio 2014

Doxa I - Pigrizia


"e anche se non dovesse verificarsi la catastrofe temuta da alcuni in relazione all'uso delle armi atomiche, al compiersi di tale destino tutta questa civiltà di titani, di metropoli di acciaio, di cristallo e di cemento, di masse pullulanti, di algebre e macchine incatenanti le forze della materia, di dominatori di cieli e di oceani,, apparirà come un mondo che oscilla nella sua orbita e volge a disciogliersene per allontanarsi e perdersi definitivamente negli spazi, dove non vi è più nessuna luce, fuor da quella sinistra accesa dall'accelerazione della sua stessa caduta".

                                       (J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno)


Di quale progresso dovremmo essere fieri?
La realtà ci ha annegati sommergendoci anche dei suoi escrementi più innominabili - ma questo non ci ha fatto avvicinare di più ad essa.
Disancorati, svuotati dalle brutture incessanti, abbiamo trionfato sulla materia divenendone schiavi.
Questo è il magma freddo della massa meccanizzata che porterà al futuro più buio che l'umanità ricordi, perché anche chi ha la statura necessaria per rendersi conto dell'andazzo, nonostante ciò, non avendo più alcun punto di riferimento stabile, sarà preda dell'assenza di un senso interiore da porre dinanzi alla disgregazione del mondo.

Doxa
Si pensa a una data cosa in un certo modo sotto l'influenza di miliardi di opinioni circostanti.
E', questo, uno degli aspetti dell'esaurimento delle possibilità, del senso di stantio e di rovina che oggi si respira quotidianamente. Quest'ultima sensazione, quando recepita come tale, tutto sommato piace e fa comodo, perché dà la sicurezza dell'avere un nemico contro il quale accanirsi, dando così una parvenza di senso alla propria esistenza. Del resto però anche l'aura del "maledetto" ha perso la sua eleganza.
Dal punto di vista spirituale, l'unico che davvero importi, l'indolenza diviene un rifugio sicuro per il proprio ego sfasato; progressivamente ci si accomoda nello stagnare degli eventi, mentre si trascina la propria esistenza nel piattume e nell'insignificanza moderna.
Si loda l'eccesso quantitativo di opinioni come una conquista, quando questo ha in realtà lo stesso effetto paralizzante dell'ignoranza nei confronti di qualcosa, con la subdola aggiunta del pensiero autocompiaciuto del "già sperimentato" (da ALTRI). E con questo si è fermi, e il senso puro della ricerca di una verità cristallina viene meno.

lunedì 27 gennaio 2014

Solve

Quale parvenza di genuina "vita" è possibile darsi oggi, nel grigiore caotico della forzata mediocrità del quotidiano sopravviversi?
Cosa farsene dei nostalgici slanci identitari adolescenziali, che in virtù della loro freschezza ormai stantia, gettarono comunque le fondamenta di ciò che si "è" dopo?
Cosa farsene del frustrante scavare della razionalità in territori che non le sono propri?
Il tentato contatto con la dimensione del sacro presuppone qualcosa di non immediatamente intuibile a causa della natura che assume nel clima attuale. In questo momento storico, quando si parla di costruzione identitaria, si intende il suo attuarsi attraverso il solo fattore materialistico, egocentrico, umano.
Personalmente non ho mai avuto un "ancoraggio identitario" di questo genere. Non potendo basarmi su null'altro di sentito come più reale - ovvero più spirituale - creai qua e là delle temporanee e fasulle imitazioni di personalità. Attraverso queste, spesso e volentieri, genuini brandelli di un'interiorità soffocata di tanto in tanto trovavano uno sfogo. Ma più tardi, quando mi resi conto in piena coscienza di quanto tutto ciò fosse risibile & inutile, precipitai di conseguenza nel Caos e vi rimasi disgregato, a brandelli sul vuoto di ogni cosa, per molto tempo.
Questo fece le veci di un piccolo solve alchemico, e grazie ad esso, ebbi la possibilità di comprendere un poco di più i miei rinnovati contatti col Sacro rispetto al passato.
Per sua stessa natura, l'individualismo esasperato di oggi allontana dal sacro. La meditazione (reale) stessa, il cui scopo è la distruzione dell'identità, non è praticabile senza un lavoro preliminare sulla fragile inconsistenza dell'Io narcisistico. Naufrago sulla sua piccola isoletta di coscienza, l'"uomo" contemporaneo sorride educatamente di colui che osa avventurarsi nell'oceano circostante - la maggior parte delle volte avendo pure ragione nel farlo - mentre più o meno consapevolmente soffre della sua limitatezza, pensando forse che abbandonandosi alla "vita" troverà una scusa "eroica" al proprio esserci.

"Si penserà che chiunque per qualunque via possa raggiungere lo stato del rigenerato; gli atti di devozione che potranno ancora essere eseguiti non avranno alcun risultato".
"Il tipo di vita sarà uguale promiscuamente per tutti".
"Ogni specie d'uomo si immaginerà di esser pari ad un brahmnana".
(dal Vishnu-purana)

domenica 5 gennaio 2014

Sulla dispersione sessuale e psichica maschile

Possiamo individuare, nelle diverse modalità di dispendio maschile delle energie sessuali volte al lato "terrestre" e materiale, dei caratteri peculiari che pensiamo influiscano in varia misura sulla mente nei momenti successivi.
Con l'atto sessuale svoltosi in maniera equlibrata tra i due sessi opposti, è possibile assistere a un sottile bilanciamento tra le cariche psichiche dei rispettivi sessi, e l'energia maschile viene sì dispersa, ma come rimessa in circolo, naturalmente evitando rapporti numerosi.
Durante l'atto sessuale solitario, la sensazione finale è invece quella di una dispersione, di un freddo indebolimento , di energia sprecata o meglio gettata nel vuoto. Crediamo sia però possibile, in una prospettiva sinistra, materializzare forme-pensiero ossessive (larve) attraverso questa pratica - "materializzare" nel senso di portarle, in un modo o nell'altro, nel livello fisico (Malkuth).

Possibili effetti sulla meditazione
Rapporto sessuale: finché non si eccede, è possibile trarre un certo giovamento dall'equilibrio energetico risultante dalla reciproca soddisfazione e neutralizzazione tra la forza femminile, magnetica e attrattiva, e quella maschile, elettrica ed espansiva. Nella nostra esperienza, per quanto riguarda il lavoro sui chakra, è meglio però evitare quelli più direttamente coinvolti nel processo (Muladhara, Svadisthana). La capacità di concentrazione non viene di solito compromessa, non quanto accade invece di solito dopo la
Dispersione solitaria: successivamente a questa, la concentrazione risulta tanto inferiore tanta è la quantità di energia sprecata; si tratta, d'altro canto, di uno stato ideale per chi voglia fare affiorare immagini ipnagogiche e/o interessanti visioni pseudo-oniriche con le quali è possibile operare. Si tratta quindi di qualcosa di vicino ad uno stato di passività che può essere volto a proprio favore nel caso si operi con visualizzazioni e cose affini.
Ogni osservazione ed esperienza a proposito di tale argomento è benvenuta.