giovedì 13 dicembre 2012

Natura esoterica dell'hashish



La conoscenza di sé stessi può passare anche da strade poco ortodosse dal punto di vista sociale (anzi, DEVE farlo, perché sia davvero tale).
Naturalmente, conta molto  la predisposizione introspettiva, che è una specie di vocazione individuale la cui genuinità mi pare essere una delle cose più rare al mondo d'oggi.
Forse è sempre stato così, ma questo non lo so.
In questo senso l'utilizzo di sostanze intossicanti può essere molto d'aiuto nell'esplorazione delle proprie possibilità. Disgraziatamente, la legislazione odierna permette il libero utilizzo di una sola di esse, tra l'altro la più distruttiva, almeno in termini fisici, ossia l'alcol. Di esso e delle sue infervorate, passionali ebbrezze parlerò forse prossimamente, se sarò in grado di farlo.
Un altro "stupefacente" di cui ho buona esperienza è appunto l'hashish, o meglio sarebbe dire il THC, presente in quantità variabile nella canapa indiana e non solo. Chiamerò la sostanza hashish alludendo al principio attivo della pianta, quindi anche alle sue infiorescenze, che hanno i medesimi effetti forse in misura lievemente meno accentuata rispetto alla resina trattata.

Psicologia dell'hashish
 Il discorso sulle droghe è stato completamente distorto dall'immagine fantasmatica  che una parte della società odierna ha volutamente creato di esse. Se l'uso di queste sostanze viene portato al di là del lato ricreativo-sociale, avvicinandolo a quello rituale, è possibile trarne diversi vantaggi. L'effetto dell'hashish è primariamente soggettivo; è quasi inutile consultare la medicina a proposito, bisogna sperimentarlo con una certa assiduità su sé stessi per cominciare a comprenderne consciamente i meccanismi.
Generalmente, dopo l'assunzione di tale "Droga" si avrà una progressiva amplifcazione della propria personalità istantanea, influenzata quindi dalle componenti che la formano in quel momento: stato d'animo generale, luogo, eventuale compagnia, sensazione di fame, di freddo etc...
Le percezioni e le sensazioni si fanno via via più intense.
L'hashish amplifica in un certo modo la tua personalità: se sei un idiota, diventerai più idiota; se sei di norma un paranoico, e ti becchi il momento sbagliato, ti sembrerà di stare in un inferno fatto di eternità istantanee.
Ecco perché questa è ritenuta da molti una droga "leggera" o ricreativa: essa è tale per la maggior parte delle persone, che solitamente è composta  da personalità estroverse (nel linguaggio di Jung).
Non può esserci uso ricreativo-sociale dell'hashish per un introverso (consultare sempre Jung), in quanto l'assunzione porta progressivamente faccia a faccia con una certa parte del proprio mondo interiore, e questa non è sempre un'esperienza divertente.
Il momento, l'istante temporale in cui si è immersi viene ingigantito all'inverosimile, o meglio, questo avviene a livello della mente conscia e della sua interazione con il mondo; i pensieri si moltiplicano viralmente, diramandosi labirinticamente in una vischiosa, seppur vaporosa, ragnatela.
L'hashish è associato a Netzach, Hod e all'elemento Acqua; questo in virtù anche della sua proprietà principale, che è quella di soffocare, annullare il subconscio (K.Grant). Allo stesso tempo, il potere analitico della mente viene terribilmente potenziato; la sua capacità di scomposizione del Reale aumenta al punto che se ne perde facilmente il controllo, rimanendo così totalmente in balìa  dei propri pensieri. Non è affatto impossibile rischiare la pazzia a causa di questa droga "leggera", in soggetti mentalmente predisposti che ne facciano abuso costante.
L'hashish è legalmente classificato come allucinogeno; questo perché il meccanismo qui esposto rispecchia quello di altre sostanza psicotrope, come l'LSD o il mescal. Queste ultime sono però molto più potenti e portano ancora oltre l'esperienza, facendo materializzare a livello sensoriale gli svariati esiti delle proprie scorribande mentali.
Tornando all'hashish, la capacità di rimanere abbastanza consapevoli durante l'ebbrezza  permette di comprendere bene il comportamento delle correnti nel mare dei propri pensieri, riuscendo a sconfinare anche in regioni nuove, profonde e "tossiche" della propria mente. Questa capacità, in un'ottica di auto conoscenza, si acquisisce solo tramite un uso oculato e prolungato della sostanza. Si vedrà così come l'hashish sia in grado di aprire alla disgregazione analitica della coscienza... e non è cosa da poco. Questo oscuro meccanismo dell'hashish è splendidamente descritto da Crowley in Amalantrah working: "un esperimento con l'hashish [...] è un ritorno,una regressione della struttura mentale, una degenerazione. Vediamo così che l'analisi costituisce un andare indietro, mentre la sintesi è un progresso. Ciò è anche prova della natura di Choronzon. Poiché  la dispersione rappresenta l'analisi, o distruzione, egli è nemico dell'uomo la cui formula è creazione per sintesi. Questa sintesi è Amore.".
Questo può spiegare anche la natura demoniaca che Baudelaire assegna all'hashish nei Paradisi Artificiali...

mercoledì 14 novembre 2012

Alcune figure demoniache del folklore lombardo


FUOCHI FATUI

Pallide stelle degli stagni rilucono sul velo oscuro delle acque, come incerte e flebili escrescenze delle brume notturne.
 Negli umidi silenzi del bosco di Novembre, tra le tane dei tassi e i letti angusti dei ruscelli,
chi si inganna, e li evoca senza timore, o chi va errando tardi nella sera tra i carpini spogli, può udire
 un rivo sottile strisciare innanzi, e mossi due passi oltre le nicchie putrescenti dei funghi,                      ecco che scorge le solitarie candele d'autunno.

Allora stupito scivola sul ventre molle della terra, e queste si fanno più vicine: fiamme fradicie d'acqua, sono avare di luce e calore. Un chiarore spettrale intorno: e gli arazzi di foglie riverse brillano appena del loro bagliore, di giorno brunito; ecco che un sentiero verso casa si svela                e senza voltarsi l'errante lo prende.

Le leggende sono il pane dell'immaginazione e questa è una facoltà primaria, che va nutrita. Nell'uomo contemporaneo spiritualmente lobotomizzato si è inaridita. Ma tempo fa essa circolava nell'aria molto di più ed era parte integrante del vissuto quotidiano di ognuno; un esempio sono le innumerevoli storie di esseri ed entità che abitavano i nostri monti e le nostre vallate fino a pochi anni fa.

Il Tettavach
Tra i magri pascoli e gli aridi boschi dei colli e dei monti pre alpini era nota la presenza di questo strano rettile-chimera. Venne visto come un serpente nero e lungo, in grado di rubare il latte alle vacche, e ci sono testimonianze di alcune di queste serpi che si infilavano nelle culle dei neonati sempre nella speranza di nutrirsi del prezioso liquido bianco. Il Tettavach ha diverse analogie con un'altra creatura del folklore alpino, il Tatzelwurm; questo era molte volte un serpente dotato di zampe anteriori, in grado di danneggiare il bestiame succhiandone il sangue. Avvistamenti di Tatzelwurms ci sono stati fino alle soglie del XX secolo, ed esiste anche una fintissima fotografia che ne ritrae un simpatico esemplare.

La Cavra besula (Caurabesol)
La Cavra besula si ritrova in diverse varianti su tutto l'arco alpino lombardo.
Sui ripidi ghiaioni e i solitari pascoli estivi del massiccio della Presolana questa si aggirava, di notte, per ghermire gli sprovveduti pastori che avevano lasciato incuranti del rischio il loro bivacco. Essa si annunciava con un terrificante verso ed
appariva come un enorme caprone dagli occhi di sangue infuocato. La vicenda della Cavra besula ha radici molto profonde, che vanno a toccare antiche paure, in primis quella per le streghe (lat. strix). Il suo verso terribile è stato più volte infatti associato quello di un rapace notturno, il succiacapre, tipico di quegli aspri ambienti rocciosi. Questo uccello si nutre di insetti, e andandoli a cercare tra il pelame delle capre si riteneva che succhiasse loro il latte rendendole pure cieche; le povere capre finivano quindi a vagare sperdute, senza meta, tra i selvaggi ambienti montani, dando così avvio al tipico "modus operandi" della Cavra besula descritto prima. Una considerevole affinità con la Cavra besula la si può notare con il demoniaco Habergoass austriaco, rappresentato in diverse mascherate invernali locali come un capro lunghissimo e dallo sguardo pauroso.



martedì 25 settembre 2012

Propaganda esoterica III

Il cancro dell'individualismo caratterizzante la nostra epoca si pone come un grosso ostacolo nei confronti di una ricerca spirituale condotta al meglio. La percezione atomizzante della propria personalità, che diviene centro imprescindibile dell'universo materialista di oggi, non può fare altro che ritardare sempre più la presa di coscienza necessaria ad avviare il percorso della conoscenza. Bisogna tendere quindi, senza paura, alla disgregazione, erodendo i friabili costrutti della propria individualità, immergendosi in una costante e sentita tensione verso l'assoluto.


Con grande consapevolezza e umiltà, bisognerebbe esplorare senza pietà i propri recessi identitari senza remore di sorta nell'utilizzare ogni metodo per farlo, anche quelli socialmente più "esecrabili", così da non avere paura dei propri pensieri, per accogliere con forza ogni profonda sensazione, immedesimandosi in essa fino a scoppiare, annichilire e poi rinascere.
Guardarsi da un punto di vista il più possibile fuori dall'umano, mutando continuamente la propria essenza nell'attraversare le vicende banali di ogni giorno, evitando la "stupida coincidenza con sè stessi" perché del sè non rimane poi molto...
Avere come unica solido ancoraggio quello interiore, sempre all'erta nella consapevolezza del proprio essere fuori dalla fasulla dimensione temporale, perchè concentrato sull'istante.
L'unica cosa che rimane da fare, a questo punto, è cavalcare la frana degli eventi (o la tigre, come volete!), prendere atto delle forze contrapposte e direzionarle verso l'assoluto- o  verso la morte.
Se non esiste il senso, costruirselo con calma e impassibilità, o essere travolti dalla sua mancanza.
(Tiziano, Supplizio di Marsia)

lunedì 27 agosto 2012

Sulle pratiche medianiche e lo spiritismo

Solitamente lo spiritismo e tutto l'insieme di operazioni affini ad esso puntano a un obiettivo principale, che sarebbe quello di contattare intelligenze esterne- uno dei compiti magici più importanti. Nonostante ciò, questo insieme di pratiche risulta alla fine equivoco e di scarso valore, se si è abbastanza consapevoli e acuti da capirne il perché.
Per prima cosa, bisogna analizzare criticamente e ad un livello esoterico più profondo cosa si intende con ciò che generalmente si classifica sotto l'etichetta di "spiriti", ovvero le entità da contattare. Di solito si tende a ricercare il contatto con persone defunte, e non credo sia necessario dilungarmi troppo su quanto questa pretesa si dimostri puerile. Anche nel caso ipotetico che tale incontro avvenga, le informazioni che verrano desunte non saranno in alcun modo utili a una ricerca spirituale soggettiva ben condotta. Le forze psichiche, una volta coinvolte in queste operazioni, sono difatti alla totale mercè degli avvenimenti in atto, a causa della forzata passività alla quale il "medium" si costringe nel  tentare il contatto. Questo può portare a un movimento di energie in grado sì di manifestarsi a livello sensibile (con grande stupore degli astanti, solitamente alla ricerca di "emozioni forti"), ma non per questo in qualche modo utile, o  quale dimostrazione inequivocabile della presenza di entità esterne e autonome rispetto al medium stesso. In effetti, durante le sedute di solito si ha a che fare con i residui psichici-energetici "pesanti" dei defunti (le "larve" e gli "involucri" astrali) che vengono per forza di cose attirati dalle operazioni medianiche. E' risaputo infatti che  la cosa più semplice sia l'invocare "spiriti" di gente deceduta di recente morte violenta, una condizione che oltre a rendere l'operazione in sè più suggestiva e quindi efficace, favorisce a quanto pare l'attrazione medianica tra ciò che rimane del corpo sottile del defunto, affamato di energie vitali, e quello pronto a cedergliele del praticante. Il medium gli concede quindi l'energia sottile necessaria affinchè si manifesti, facendosi così praticamente vampirizzare. Succede spesso che questo comporti delle conseguenze fisiche sull'operatore: confusione mentale, sensazione di freddo intenso con tremori violenti sono i sintomi più evidenti di una imminente ossessione.
Il contatto con tali entità non è di alcun aiuto in quanto la grandissima maggioranza di queste sono ciò che rimane di quelli che in vita sono stati dei semplici esseri umani... e se non hanno avuto un minimo di conoscenza spirituale da vivi, immaginiamoci quanto affidabili e utili possano essere le loro "affermazioni" da morti! Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda i tentativi di invocazione medianica di intelligenze non umane; è il metodo in sè che non può funzionare, perché "gli spiritisti si rendono volutamente passivi e, anziché impiegare qualche metodo di protezione, invitano volutamente tutti gli spiriti, i demoni, gli involucri dei morti, tutti gli escrementi e il sudiciume della terra e dell'inferno a coprirli di fango" (Crowley, Magick, p. 369).  La volontà è annichilita e svuotata, e ci si trasforma "consapevolmente" in un magnete capace di attrarre a sè le influenze più basse e vili (questo dipende però anche dalla conformazione spirituale del praticante).
Spesso infine, data la fumosa opacità di questo genere di esperienze, molti esperimenti non si  rivelano essere altro che il risultato di una forte autosuggestione che va ad attivare forze psichiche solitamente latenti; questo è forse l'unico dei vantaggi ottenibili da questo insieme di operazioni, in quanto si vanno a rendere manifeste parti della propria identità di cui magari non si era a conoscenza. Sicuramente per raggiungere tali risultati esistono strade più redditizie e meno "pericolose".
Generalmente, l'invocazione di forze è un procedimento comune in molti sistemi magici, ma differisce ovviamente dalle azioni medianiche; serve, tra le altre cose, a operare quei cambiamenti sottili del sè che sono necessari nel proseguimento del proprio sentiero. Tramite l'invocazione ci si identifica ad una ben precisa e precedentemente scelta entità "esterna", ovviamente non umana, per fare in modo di coglierne via via le diverse qualità costituenti e di integrarle, o risvegliarle, in modo cosciente alla propria individualità. Detto questo, il contrasto con le pratiche medianiche è evidente: da una parte la volontà è direzionata ai fini della crescita interiore, dall'altra viene svuotata e resa pronta a divenire preda di un qualche scarto umano astrale, di un'ombra dei morti, o di una semplice suggestione, in modo volontario.
Lo spiritismo è giustificabile magari quale mezzo di evasione dal grigiore della quotidianità per un qualche adolescente curioso; prenderlo sul serio al di fuori di ambiti "goderecci", per quanto le sue manifestazioni fisiche o meno possano essere sensibili o eclatanti, non ha a mio avviso molto senso.

martedì 21 agosto 2012

Omaggio a Bergamo Alta- prima del suo totale svilimento turistico

L'umido sentore della rovina permea la città come all'approssimarsi di una catastrofe, ne segna le mura con macchie opache di pioggia sulle pietre verticali e i volti degli abitanti, serrati, silenziosi di un astio represso.
I magri campanili che spuntano dai vicoli e dalle strade non hanno più lancette sui loro quadranti.
Le grandi porte d'accesso alla città sono state divelte. Solo i cento rintocchi della campana del coprifuoco ricordano ai cittadini l'imminente calare della sera.

UNA SERA ANTICA NEL PROFONDO DELL'ESTATE
Studenti solitari, ubriachi e malinconici, vagano come spettri tra le antiche piazze e le strade nude, vomitate da porticati medievali dalle scure vesti d'edera delle facciate dei palazzi.
Come uno di loro, un'ombra silenziosa che striscia tra gli edifici del borgo antico, mi muovo tra i vicoli di pietra dal gelido respiro delle cantine incuneate nel ventre buio della collina. Nell'atmosfera la polvere di arenaria corrosa dai secoli e la sua interazione alchemica con la pioggia della sera. Le pareti delle case, le mura, i sottotetti delle chiese invasi dai tarli, sono tutte appendici architettoniche delle spirito della città, permeate di memorie sconosciute.
Come nicchie di smeraldo vivo, i giardini nascosti dei palazzi dormono nella luce del sole. I tuoni di un temporale, lontano sulle montagne, fanno risuonare la loro eco fin nelle fondamenta di roccia della città, tra gli oscuri anfratti odorosi di argilla dei passaggi nascosti sotto le mura, e nelle secolari cisterne sotterranee degli acquedotti ormai vuoti.


Spegnendo fuochi inguinali in un bagno di acqua rossa e ardente, in un borgo medievale come questo, del quale mi sento come un'emanazione, mi accarezza il vento notturno, tiepido e fiorito, che trasporta con sè le incerte note di un pianoforte distante, insieme ai ricordi delle ebbrezze passate, quando le notti di agosto correvano lente e turgide di colori e sensazioni sgargianti...

martedì 10 luglio 2012

Propaganda esoterica II


Rifondare la propria esperienza su questo pianeta significa in fondo attuare una ricostruzione magica del Mondo, laddove questa parola si intenda in un senso che si avvicini a quello heideggeriano del termine. Questa ricostruzione si dovrebbe compiere necessariamente solo dopo una preliminare e ben condotta distruzione del mondo, ad opera di sé stessi; quest'ultima essendo comunque una fase che probabilmente non finisce mai per l'uomo consapevole che si trascina nell'esistenza quotidiana di oggi. Le due cose quindi, distruzione e ricostruzione, vanno compenetrandosi attraverso la costanza nella pratica.
Di certo, a proposito del praticare, rientrano in questa categoria azioni ed operazioni volte sia a distruggere il mondo che a ricrearlo magicamente; sta alla consapevolezza ed alla coscienza soggettiva di ognuno l'equilibrare nei giusti tempi e nella giusta misura le due cose.
Di importanza primaria è la costanza, quale forza in grado di modellare il nuovo Reale che si va costruendo, come il torrente che scava le rocce del suo letto. Riporto a tal proposito alcuni stralci dal cap.LXVI del primo libro del De Occulta Philosophia, non tralasciando la prima parte, in quanto trovo che le “forze cosmiche” si possano prospettare,tra le altre cose, quali possibili baricentri sui quali basarsi per dare il via alla propria “rigenerazione” (termine da prendere molto alla larga).

“Le passioni dell'anima sono validamente aiutate dai corpi celesti, che influiscono sul loro operare quanto più esse si accordino col cielo sia in un certo modo naturale, sia per scelta volontaria o libero arbitrio [...] è dunque utile, a ricevere i benefici del cielo in ogni sorta d' operazioni, il porsi in istato di concordanza con esso e
il rispondere ai suoi influssi coi nostri pensieri, con le nostre passioni, con le nostre immaginazioni, con le nostre contemplazioni e altri simili atteggiamenti spirituali. Perché tali passioni fanno inclinare il nostro spirito verso quanto rassomiglia a esso e lo espongono a ricever meglio le influenze celesti […] tale risultato non è però raggiungibile a mezzo del pensiero contemplativo, che si separa da ogni senso dall'immaginazione e dalla natura […]. Il nostro spirito opera prodigi mercè la fede, che è un fermo attaccamento una intenzione fissa e una forte applicazione dell'operatore al cooperatore […] occorre perciò essere costanti nelle nostre operazioni, lavorare indefessamente, immaginare, sperare e avere robusta la fede, che molto può per aiutarci. Per operare efficacemente in Magia, è dunque indispensabile aver fede costante e confidenza, non dubitar mai della riuscita, non esitare con l'animo. Perché come ferma fede produce effetti meravigliosi anche nelle operazioni false, così la sfiducia e l'esitazione […] dissipa e rompe la virtù dell'animo dell'operatore. Quindi accade che ne viene frustrato e disperso il desiderato influsso delle influenze celesti, le quali, senza una virtù salda e costante nell'anima, non possono unirsi alle cose e alle operazioni”.

venerdì 8 giugno 2012

Propaganda esoterica I


Tra i diversi significati della pratica, importante considerare anche quello dello sforzo continuo che bisogna operare per cambiare dalla propria interiorità la percezione che si ha dell'esistenza- o di quella che definiremmo “realtà”. Creare un proprio cosmo che sia personale e impersonale nel medesimo tempo, senza rischiare di sconfinare nel cosiddetto “patologico” dovuto all'eccessiva oggettività da un lato e soggettività dall'altro. Una serie di esercizi orientati in questa direzione sono già stati concepiti (come ad esempio la classica “pratica del rasoio” di Crowley), ma ovviamente in una quotidianità come la nostra, eseguirli può essere quantomeno difficoltoso; ma già il fatto di pensarci di provare a farlo può essere comunque utile nell'ottica di una frammentazione controllata della propria “personalità”. Più nello specifico, si tratta di cercare di estirpare gradualmente non la mente in sé, quanto lo “stile di pensiero” di cui si è sostanziati, il quale struttura il reale intorno a noi nei modi che gli sono propri per il contesto storico, sociale, culturale etc dell'epoca attuale. Questo è dal mio punto di vista un lavoro magico. Fare terra bruciata dell'ossessività intellettuale contemporanea per una percezione diversa, forse più antica, sicuramente più completa, del manifestato e non. In questo senso si rende urgente e indispensabile la pratica costante, prima che giunga l'inevitabile fossilizzazione dell'identità personale impostaci dallo stile di pensiero contemporaneo, del quale siamo allo stesso tempo creatori e soggetti passivi. Fuggire come la peste la speculazione e le teorizzazioni (leggasi “masturbazioni”) psicologiche; non porsi limitazioni nell'attraversare i deserti abissali di questa era per rifondare la propria esperienza su questo pianeta.

sabato 14 aprile 2012

Frammenti onirici 5 - Una gita fuori porta

Trascrivo quest'ultima esperienza per fare alcune osservazioni a proposito della natura del piano astrale e della sua forte compenetrazione con la sfera del sogno.
Direi che si tratta in sintesi di una sorta di uscita astrale sognata, perché il mio livello di consapevolezza della stessa è stato sufficientemente alto solo nelle sue fasi iniziali, dopodichè sono come scivolato in una regione assolutamente ignota e inconsueta di un sogno (parlo di "sogno" solo da un punto di vista intuitivo; le sensazioni che ho provato in quest'ultima parte dell'esperienza non sono infatti per nulla identificabili con quelle solitamente presenti nei miei sogni, anche in quelli più strani e oscuri).
Per prima cosa, ho fatto dei sogni fortemente carichi di connotati sessuali, con abbondanza di donne etc. Questo è importante, perché credo che per questo genere di esperienze l'energia sessuale sia un fattore di propulsione e di magnetizzazione (sephira Yesod).
A un certo punto, in un sogno, rimango solo con una donna, in una specie di giardino. Essa è alle mie spalle, e mi sta toccando dolcemente la schiena. Allora io,girandomi, tento un approccio più "diretto", ma lei mi ferma. Allora le volgo nuovamente le spalle. Ora, lei si trova ancora dietro di me, ma io nel frattempo mi rendo conto in qualche modo di trovarmi nel mio letto (credo, ma non ne sono sicuro, di averlo "visto" astralmente per qualche istante). La ragazza dietro di me diviene allora una forte presenza energetica estranea, di natura ipnagogica. Capisco che è il momento giusto, e iniziando a controllare la respirazione, esco piuttosto agevolmente. Non vedo nulla, ma sento chiaramente la sensazione di ascesa astrale. Decido quindi di approfittarne continuando a salire indefinitamente, e in questi momenti, molto probabilmente a causa del fatto che sentivo solo la sensazione di salire senza però riuscire a vedere nulla, è cominciata quella strana esperienza di cui ho accennato all'inizio, accompagnata da un calo della mia consapevolezza e volontà nei confronti di ciò che stava succedendo. Il fatto è che dopo un pò mi sono ritrovato nello spazio profondo. Finalmente potevo vedere: il buio era assoluto e potevo osservare migliaia di stelle brillare lontanissime e pallide intorno a me. In quel momento non "salivo" più, ma procedevo dritto verso l'infinita oscurità cosmica... Mi sembrava di percorrere milioni di kilometri al secondo. Ho visto e superato galassie tremendamente distanti e ammassi gassosi di uno strano colore rosso sangue. Su tutto predominavano le tenebre e la consapevolezza dell'immensità indescrivibile eppure reale di quell'universo...la cosa più positiva è che tutto questo non sembrava affatto un semplice prodotto onirico, difatti non provavo particolari sensazioni nei confronti di ciò che vedevo, e il senso di realtà di questo era vivido.
Alla fine sono giunto in un remoto sistema solare, e ho trovato un grande e ignoto pianeta roccioso, privo di atmosfera, sul quale mi sono fermato. La sua superficie era desolata e morta, il colore delle sue rocce un grigio scuro, ferroso,e tutto era ben visibile grazie alla luce della stella che illuminava il pianeta. Da questo punto in avanti non ricordo più nulla: credo molto probabilmente di essere sprofondato definitivamente in un sogno.

mercoledì 29 febbraio 2012

In the Kingdom of the Blind the One-Eyed Are Kings

Una notte senza luci e senza luna affonda nell'oscurità ogni sentiero e solo tramite l'intuito un viaggiatore può orientarsi, correndo comunque il grave rischio di perdersi nel profondo delle selve o di cadere in un qualche baratro negato ai propri sensi.
Oggi spiritualmente non si vede al di là del proprio naso. L'unicità totalizzante delle forze economiche si riflette dappertutto abbagliando sempre di più le enormi masse di termiti umane che nel frattempo, in preda a questo frenetico piacere, devastano la terra.
La cultura è una grande prostituta, la Babilonia dell'opinione.
Viversi, esperire la propria manifestazione è diventato oltremodo faticoso. C'è troppa umanità, e l'introspezione individuale ne viene schiacciata: i risultati di questo sono sotto gli occhi di tutti. In questo senso solo chi è in grado di mediare in modo efficiente tra l'intelletto regolatore e la sensibilità quale "guida sotterranea" può dedicarsi coscientemente alla ricerca dei possibili spirituali. Lasciarsi infatti trascinare da una parte o dall'altra comporta il rischio di cadere nell'eccessivo razionalismo della filosofia, del tutto o quasi fine a sè stesso, o nell'assoluta mancanza di obiettività e nella dispersione di forze bene espresse dalle modalità di porsi delle odierne "confraternite", "sette" , "fratellanze" e così via.
Un problema fondamentale si pone nell'individuare chi, nel clima di oggi, possa intraprendere una ricerca sensata. Si tratta di una via assolutamente individuale e solitaria, in quanto a mio avviso l'uomo odierno viene spiritualmente castrato già dalla nascita. Questa castrazione si riflette nella femminilizzazione della società, e di conseguenza delle forme che la sfera spirituale assume: passività e limitata profondità intellettuale. Altro aspetto ripugnante è la commercializzazione di ciò che concerne tutto ciò, con l'ovvio risultato della proliferazione di opinioni confuse e prive di valore. Si è giunti ad una condizione nella quale è possibile comprare tutto, e questa commercializzazione e questo svilimento identitario di dottrine spirituali coinvolge necessariamente anche chi è alla ricerca di una certa purezza di prospettive, sempre più difficile da identificare.
L'uomo di oggi, lacerato nella sua essenza, necessita di una lunga e faticosa introspezione prima di poter affrontare qualsiasi tipo di ricerca in modo davvero consapevole. Credo che si debba avere una buona coscienza della dolorosa condizione di oggettiva sofferenza dell'essere umano, prima di poter sperimentare un approccio attivo e consapevole nei riguardi della sfera spirituale; un percorso del genere non può che essere affrontato grazie all'impulso totalizzante della propria individuale interiorità. Questo permette di non porsi limiti psicologici di sorta. Essere scarti del Mondo aiuta ad attraversare con una ben diversa consapevolezza le regioni della notte...
Perché le tenebre affascinano? Perché oggi come oggi non c'è più alcuna luce da avvicinare. Mi sembra più naturale, per un uomo che vive in una tale situazione storica, avere più affinità con ciò che del manifestato appare come oscuro e nascosto. In questo senso la prorompente forza disgregatrice che frantuma il reale di oggi (e che, nel bene o nel male, accomuna le vicissitudini e le esistenze di tutti gli uomini più introspettivi) può costituirsi quale mezzo di propulsione valido per inoltrarsi "senza timore" sui sentieri più nascosti e isolati dello spirito e della sua storia. Nel nostro contesto, può trattarsi semplicemente di una questione di comodità...
Schiacciare la propria esistenza tra gli ingranaggi del Consumo è una prospettiva troppo rivoltante; molto meglio sporgersi comunque,in un modo o nell'altro, sui propri abissi, e forse arrivare a conoscerne il reale fondo.