Costa Imagna è uno dei paesi dal carattere più spiccatamente “montano” della valle omonima, sia in forza della sua localizzazione, adagiato com’è a circa mille metri di quota sulle verdeggianti pendici del Monte Tesoro, sia in virtù della sua lunga storia costruitasi sul millenario rapporto tra uomo e ambiente naturale, rapporto che col passare del tempo ha potuto generare un patrimonio di cultura materiale ad oggi ancora visibile quando non rovinato dall’incuria o dall’estetica contemporanea – la Valle Imagna custodisce ancora molti esempi a proposito, a partire dai tesori della sua architettura tradizionale. Accanto al patrimonio visibile, esiste un archivio nascosto di conoscenze immateriali che in quanto tali sono da recuperare e custodire con maggiore urgenza in vista della loro progressiva dimenticanza e conseguente inevitabile rimozione dalla cultura della collettività. I racconti e le leggende popolari degli ambiti alpini – e quindi orobici – pur presentando spesso tratti fondamentali comuni tra le diverse località, assumono di volta in volta una valenza e un significato particolari in quanto legati di frequente a specifici luoghi delle stesse, con i loro aspetti morfologici, toponomastici, storici e via dicendo. In questa prospettiva abbiamo deciso di proseguire con il lavoro di ricerca e raccolta delle leggende intorno all’Albenza iniziato con Torre de’ Busi spostando la nostra attenzione sul versante valdimagnino. Perché Costa? Oltre alla vicinanza geografica con Torre de’ Busi, la quale permette eventuali raffronti sui rapporti esistenti oggi e in passato tra le valli Imagna e San Martino, di grande interesse è la pluralità di contesti territoriali tipici di questo comune, impreziosito dai suoi pascoli e dai suoi boschi, dalle sue sorgenti e dalle grotte, dal costruito antropico tradizionale.
RACCONTI E DICERIE
Di notevole pregio naturalistico è la zona di Costa Imagna che fa capo alla grande “gola” rocciosa nella quale oggi purtroppo confluisce grande parte della rete fognaria del comune. A monte di questa si trova oggi il vecchio lavatoio, dalla notevole struttura architettonica, che doveva servire tutta il circondario. Quel che desta più interesse, in virtù di isomorfismi ed assonanze tra contesti simili in tutta la valle, è la piccola cavità rocciosa che si spalanca all’interno dello stesso lavatoio, sua fonte. Questa è uno stretto budello calcareo buio e umido che forse ha dato origine alla leggenda della Fömnì, misterioso spirito femminile che si diceva dimorasse in quel luogo. Lungo l’arco alpino vi sono diverse testimonianze di esseri affini a questo, intenti a lavare panni o a svolgere altre occupazioni tipicamente femminili – la stessa famosa Corna Büsa, cuore del sacro vallivo, ha una sua leggenda similare. Nei pressi del lavatoio si trova inoltre una cappelletta votiva dedicata alla Madonna.
La cappella del “Ciàpa”
Similarmente a quanto appena esposto, tra i faggi e le valli strozzate nella
dolomia principale che precipitano in dirupi e crepacci ai piedi di Costa
Imagna verso il fondo della valle, si trova la santella del Ciàpa, di incerta
origine – probabilmente un ex-voto di un abitante soprannominato così – che
raffigura al suo interno una Madonna della Corna Büsa. Poco oltre si trova la
località detta Foppa dell’Acqua, con una sorgente e un piccolo riparo naturale.
Il nostro appello ai conoscitori della zona è di farsi avanti nel testimoniare
eventuali racconti legati a questo luogo o al lavatoio della Fömnì.
La Madonna di Raal
L’intensa devozione sentita nei confronti della figura femminile della
Madonna trova riscontro anche in questa località. A Rale, un’effige della
stessa era posta – e probabilmente lo è ancora, dobbiamo verificare – tra le
alte fronde di un faggio secolare, ed era meta di processioni e probabilmente
rogazioni al chiarore dei lumini; non risulta però dalle fonti il preciso
momento annuale in cui avvenivano tali processioni.
La “pesca degli infanti” alla Serrada
Ancora un luogo d’acque e ancora presenze femminili: si diceva che le donne
gravide, dopo una faticosa camminata a piedi scalzi, si portassero a un certo
invaso d’acqua della Serrada (antico toponimo dell’odierno Resegone) che
abbiamo associato alla grande pozza di abbeverata della Forcella Alta, unico luogo
con caratteristiche tali in questo territorio arido. Vi si recavano, si diceva,
per pregare e tornare così alle proprie dimore con il figlioletto appena
“pescato”…
Strani rumori dal sottosuolo tra Redunda e Monte
Tesoro
Portandoci in località Redunda, qui si raccontava che vi venissero seppelliti gli
equini morti, segno probabile della presenza di qualche pozzo o abissetto
carsico in loco. Questi, la notte, si “facevano sentire” scalpitando
furiosamente dal sottosuolo. Il tema dei rumori sotterranei, boati e strane
vibrazioni è ripreso in un altro racconto riguardante il Monte Tesoro: echi
spettrali di collisioni e franare di sassi si avvertivano (e si dice si
avvertano ancora) soprattutto durante i temporali lungo i versanti
torredebusini del monte, mentre dalle parti di Costa Imagna era comune sentirli
dopo il tramonto nei pressi delle tribuline poste lungo le antiche mulattiere
alle sue pendici. Un immaginario “infero” che potrebbe trovare una spiegazione
geologica nella già citata abbondanza di fenomeni carsici tipica della zona –
ma lasciamo alla geologia una parola a proposito, se mai vi sarà.
Spettri e strìe
Immancabili infine i racconti riguardanti le ombre dei morti: a Novembre, lungo
le mulattiere di Costa, si diceva fosse comune l’incontro con gli spettri dopo
il tramonto, e per questo si raccomandava alle donne di coprirsi il capo nel
caso dovessero uscire di casa. Rimane labile traccia invece della secolare
paura di streghe e creature affini: sembra però che si sospettasse non poco dei
gatti quali agenti del maligno o strìe camuffate e pronte a recar danno.
Per eventuali contatti a proposito, oltre ai commenti qui e sui social : mac.m@live.it
Molto interessante!!! Bisognerebbe "intervistare" le persone anziane del paese per avere altri "racconti"
RispondiEliminaVero... questo lo abbiamo fatto nel territorio di Torre de' Busi, per il quale forse prima o poi verrà pubblicato qualcosa.
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