giovedì 20 novembre 2014

Iniziazioni


In questi momenti dai colori incerti, riavverto la sporadica sensazione di dover a volte tornare ai luoghi primevi, dopo aver vissuto mondi rarefatti di roccia e aria che lassù eternamente attendono.
Quando hai visto cose scolpite nel reale cristallino dei primordi, e intravisto in esse bellezze ignote in grado di forgiare quel poco che sarai, è talvolta ora di tornare laddove la sensibilità è sorta dai meandri della giovinezza.
A volte si ha la fortuna di resuscitare da quei luoghi antichi come un'altra essenza impregnata di essi.
Quando ti accorgi  che la vita è come un lampo effimero esploso nel ventre di un universo morto, un'ebbrezza il cui potere fluido risuona enorme e sottile nello spirito.
Allora non si è che ombre solitarie che arrancano nelle sperdute, altissime lontananze di praterie di rododendri insanguinati alla luce risorta della primavera.
Ho avuto così tanto da quei luoghi percorsi dai silenzi, vertigini sui baratri pallidi delle creste calcaree al tramonto, subito baciate da un'ombra fredda, sempre più fitta, solidificatasi nei secondi che trascorrono, e quella solitudine primordiale che sorge in tutto il suo potere annichilente e le sue infinite possibilità con il calare della notte sugli anfratti delle foreste, sugli eterni silenzi dei ghiaioni.

La consapevolezza del freddo senza tempo dell'inverno sulle montagne, le rocce sempre più scure nella sera mentre arranchi tra nevi e abeti senza desiderio, riempito solo dalla tenebra incombente, vero argine contro il caos idiota dei nostri giorni. Nella paura primordiale la liberazione, un rapace nero che ti strazia le viscere psichiche appena prima che il sole materiale sorga. Non ci sarà gloria nella conoscenza - solo il silenzio.

Non ci sarà onore nel potere, ma solitudine.