lunedì 21 luglio 2014

Il sentiero oscuro


Il contatto e il lavoro con forze spirituali  più o meno "oscure"  non è certo una novità: da secoli, all'interno di culture non condizionate da visioni troppo dualistiche del manifestato e non, l'approccio infero alla sfera dell'essere ha condotto a pratiche definibili come "controverse", almeno dal nostro ristretto e usuale punto di vista moderno.
Qui esporrò brevemente qualche soggettiva impressione a riguardo, riferendomi in particolare al sistema esoterico del Dragon Rouge, incentrato sulla qabalah qliphotica.
Le energie in gioco qui sono molto diverse da quelle alte e luminose dei sistemi più usuali. La sensazione di estraneità e la mancanza di controllo nei confronti di queste sono caratteristiche preponderanti, tanto che divengono inconfondibili segnali della loro presenza dopo un certo periodo di accostamento ad esse. Il grembo terrestre di queste energie è la proteiforme oscurità di Lilith, e la loro vibrazione - mi si perdoni l'uso di tale termine abusato - è densa, disgregante, pesante e compatta a un tempo. Una forza inumana, sotterranea nel vero senso della parola.
La potenza di tale approccio alla materia esoterica - sicuramente destabilizzante per coloro che non sappiano coglierlo intellettualmente e spiritualmente - sta nell'immersione dell'adepto nelle profondità elementari della sua psiche, che in un'epoca di perdizione essenziale come la nostra non può che impattare con estrema forza sulla condotta individuale. Ciò si palesa nella ricerca personale (ovvero in un processo costante e reale di autodistruzione e rigenerazione) del proprio Daemon, quintessenza del sé ricreato, fusione tra il "classico" Angelo Custode e il Totem demoniaco di svariate altre tradizioni. Un processo che si attua in Thagirion, la qlipha del Sole Nero, l'astro di mezzanotte che guida il cercatore della conoscenza  superiore, solare appunto, non più frutto del fasullo riflesso della luce intellettuale sul mondo fenomenico. Nell'oscurità bisogna scavare per annientare progressivamente la paura della morte - per morire quindi - e non più per fondersi in un'informe assoluto di beatitudine mistica, ma per riemergere da questo come una nuova creatura, forse in un nuovo universo, o in un nuovo Eone.