domenica 23 agosto 2015

Una considerazione sull'uso dell'immaginazione (Magica)


Nel pensiero razionale, analitico e linguistico, per quanto complesso, non esiste vera plasticità; esso è uno dei più morti tra i possibili meccanismi della mente, sebbene permetta la creazione di labirintici concatenamenti concettuali, basati fondamentalmente, a mio avviso,sulla continua scomposizione e dissezione della realtà – o meglio, dei nomi che sono assegnati alle parti della realtà; si tratta in fondo di un passaggio ulteriore, eccessivo e fine a sé stesso, della materializzazione del tessuto di cui è composto il reale, della caduta dei suoi elementi sempre più in basso nella sfera del troppo-umano. Una conseguenza della democratizzazione dell'istruzione, oggi portata anche a livelli che si definirebbero “accademici” (cani e porci che affollano i corsi universitari, professori compresi) è questa Babele di stupidità e mediocrità blaterante che è il pensiero odierno delle masse “finalmente” alfabetizzate; la mancanza di senso critico, l'incapacità di andare oltre qualsiasi cosa, in primis della forma, se non nel solo senso deleterio e distruttivo del termine...
Indicibilmente lontano da tutto ciò stanno l'immaginazione magica e la sua chiave, il simbolo.
Il simbolo – se adeguatamente utilizzato - ha la funzione di dischiudere la fonte inesauribile dell'immaginazione superiore, portata al di là della dispersione surrealista dell'accostamento casuale e della mancanza di controllo del sogno. Lo stato di visione generato dall'unicità del simbolo si struttura su livelli più o meno indipendenti dalla mente conscia, utilizzabili come cancelli d'accesso alla visione più pura, tramite un atto di Volontà; la bontà dell'esperienza, che essendo di natura magica non sarà di natura semplicemente passiva alla quale si assiste inerti, sarà tanto più elevata quanto più ci si riuscirà a slegare dal meccanismo razionale e analitico descritto all'inizio. La funzione di controllo sull'esperienza visionaria, che ai suoi massimi livelli prevede l'entrata dell'operatore in mondi – stati di coscienza – differenti, è assunta qui dalla Volontà magica, che tramite diversi espedienti (parole di potere, simboli, azioni rituali) rafforza la coscienza del mago permettendogli di esprimere appieno la sua Volontà stessa.
Anche se tutto ciò può sembrare piuttosto delirante, bisogna saper notare come il funzionamento della mente (della totalità dell'essere) in Malkuth (la vita “terrena”) non si discosti di molto da quello esposto, anche nelle situazioni quotidiane nelle quali è massimamente attivo il pensiero analitico-linguistico: controllare la realtà della propria mente significa andare oltre le apparenze del Mondo per giungere a una sua più completa “visione”, e per permetterci di controllarne i diversi aspetti che influenzano la nostra vita, attraverso diversi trucchi, come ad esempio la lettura di un libro. Questa, a mio avviso, è già una sorta di Iniziazione.