lunedì 13 giugno 2011

Un sogno cospirazionista

per la serie delle masturbazioni oniriche fini a sé stesse, trascrivo un lungo sogno di qualche tempo fa. Riguarda alieni, fine del mondo, nuovo ordine mondiale etc. vi sono alcuni buchi nella narrazione dovuti a vuoti di memoria, e frammenti di sensazioni lontane che non è possibile descrivere se non attraverso fugaci sprazzi di visioni sensoriali tipiche dei meccanismi dei miei sogni. La scrittura è in “presa diretta”, fatta cioè appena sveglio. Quindi farà più schifo del normale.

“buona lettura”.


Molti prodigi nei giorni precedenti il grande Controllo: improvvise esplosioni invisibili nel cielo, miraggi lontani di città devastate da decine di atomiche, “allucinazioni energetiche” coinvolgenti i vivi e i morti.

Alla fine ti fanno credere di essere in guerra contro un nemico imprecisato, le cui armi mai prima di allora si erano viste.

Siamo nella grande stanza di un alto edificio di una grande città, dalle ampie vetrate delle pareti si vedono le strade e le costruzioni sotto di noi. È una bella giornata limpida e soleggiata, fuori. Con me ci sono i miei famigliari e intorno a noi, nell'ampia sala, altre persone e famiglie. Parlando con i miei parenti riguardo le strane deflagrazioni invisibili nel cielo che in quei giorni avvenivano in diverse parti del mondo, mi sovviene che queste potrebbero essere il frutto di tecnologie aliene: non faccio tempo a dirlo che siamo attaccati. Questo nemico ignoto ci attacca con armi dall'apparenza inquietante e pericolosa, ma pare non abbia intenzione (questa è una mia intuizione istintiva) di provocare morti tra noi civili. Si trattava di moduli volanti automatici dalla foggia strana, quasi come piccoli satelliti iper-tecnologici, in grado di assumere velocità incredibili emettendo stridii e ronzii acutissimi e potenti che avevano l'effetto di terrorizzarci ancora di più; questi sfondavano man mano le vetrate della stanza entrando per darci la caccia. Tra il fuggi fuggi generale perdo di vista la mia famiglia. Cerco allora di nascondermi e ripararmi dietro protezioni improvvisate (armadi,poltrone, sedie) ma alla fine noto che dall'altra parte della stanza qualcuno mette le mani dietro la testa come per arrendersi, e gli strani moduli si fermano all'improvviso, cessando le loro grida metalliche. Tutti i presenti nella stanza, me compreso, fanno la stessa cosa e l'attacco pare cessare. Nel disordine generale compaiono dei soldati in una divisa mai vista , i quali ci intimano di seguirli fuori dall'edificio. Dalla terrazza vedo che in altri edifici situati in altre zone della città sta avvenendo la stessa cosa. La popolazione viene così radunata man mano appena fuori dalla città, in un vasto spazio collinare con grandi prati verdi. Vi sono svariate migliaia di persone, e vari drappelli di quelle guardie dalla strana uniforme che tengono sott'occhio la situazione, per assicurarsi che nessuno fugga. In quel momento capisco cosa sta succedendo. Prima di annunciare l'effettivo arrivo degli alieni sulla terra, le autorità vogliono impiantare il chip di controllo a tutti i cittadini facenti parte del nuovo ordine mondiale. Mi guardo in giro: al di là dei prati, verso un bosco non troppo lontano, solo un paio di armati di guardia. Se riuscissi a evitarli e a inoltrarmi nella selva... (mi coglie la sensazione profonda della possibilità di un totale distacco dall'umanità e di un conseguente ritorno alla natura più selvaggia in tal caso; la fuga da una società puramente tecnocratica, in virtù di una non-esistenza arcaica...). Torno a pensare a un piano di fuga, quando in parte a un piccolo gruppo di persone scorgo un mio amico, vestito in modo piuttosto trasandato, pallido e con la barba sfatta; anche lui si accorge di me, io allora gli sorrido e indico prima la folla e poi il mio collo alla base della nuca (il chip veniva impiantato lì, in qualche modo lo sapevo). Il mio amico capisce a cosa alludo e mi raggiunge. Dopo un breve scambio di battute, gli chiedo se lo hanno “inchippato”. Lui risponde di sì, ma poi afferma di aver trovato il modo di rimuovere il chip e me lo spiega.
-vuoto di memoria-

sono in piedi con altre persone in una specie di capannone circolare. Sul perimetro di questo, tutti intorno a me, molti civili seduti, alcuni mi pare legati a delle sedie. Molti soldati in giro; uno di essi chiama per nome le persone sedute, alle quali evidentemente dovrà essere impiantato il chip nel collo. Quando uno dei civili si oppone e cerca di incitare tutti gli altri a una rivolta, il soldato con la lista dei nomi fa un cenno ed altri armati arrivano e bendano il tizio recalcitrante, iniettandoli qualcosa nel collo; questo immediatamente è ridotto ad uno stato di semi-lobotomia, e fissa il pavimento farfugliando tra sé.

-vuoto di memoria-

sono solo in una piccola fabbrica abbandonata su due piani, quello inferiore riservato ai macchinari, quello superiore a due piccoli uffici. Si sono accorti della mia fuga: in lontananza, all'esterno, comincio a udire i caratteristici rumori e ronzii acutissimi dei moduli volanti alieni che si stanno avvicinando; non mi capacito di come mi abbiano trovato, quando realizzo che nel pensare agli alieni i suoni all'esterno si fanno più forti, come se fossero in grado,i moduli, di localizzare la mia posizione tramite le mie onde cerebrali. Intuisco allora che in qualche modo devono essere riusciti ad inchipparmi, e toccandomi il collo ne ho la conferma: al tatto sento una cicatrice che prima non c'era. I suoni si fanno sempre più forti, ormai mi hanno trovato: corro su agli uffici della fabbrica in cerca di ciò che mi serve per espiantare il chip secondo le istruzioni datemi dal mio amico, ma trovo solo una forbice e un taglierino: con quest'ultimo riesco ad aprire la cicatrice e a rimuovere il chip (rimangono dei microcavi rossi e blu che spuntano dalla carne insieme al sangue). Sembra funzionare: da fuori i rumori cessano all'improvviso. Sento però che dal piano inferiore qualcuno sta salendo le scale... provo a spiare senza farmi vedere: sembra uno di quei soldati dall'uniforme strana, ma è diverso, in qualche modo: ha qualcosa che non va... nel salire, noto infatti che indossa un passamontagna blu, ma non vedo altro che due buchi neri dove ci sarebbero dovuti essere gli occhi. Inoltre è più basso rispetto a un comune soldato. Intuisco di cosa si tratta, e prima che raggiunga il mio piano lo colgo di sorpresa da sopra e gli infilo le forbici nel collo. Una violenta torsione e il soldato si accascia al suolo morto. Tolgo il suo passamontagna, e svelo la sua natura aliena. Riprendo a fuggire

-vuoto di memoria-

alcune scene di apocalisse urbana, edifici che crollano,guerriglia in strada, incendi. Io che salvo una mocciosa da un auto in fiamme.

-fine.

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