giovedì 5 luglio 2018

Appunti runici II - Potenzialità psichiche dell'alfabeto leponzio

Carona loc.Torbiere (monte Aga) luogo di ritrovamento di diverse incisioni


[z] [p] [l]

Ogni sistema divinatorio deve rispondere, per essere tale, a una necessità di rappresentazione dell'universo, sviluppata secondo le diverse estrinsecazioni del sistema stesso a guisa di un vero e proprio linguaggio universale, preciso ma fluido e inappellabile. E' in realtà la divinazione una branca secondaria dell'espressione della Volontà; quello che conta in questa sede è la sua essenza di Alfabeto delle possibilità, il quale si modella secondo la sua lettura o, a un livello più profondo, nella sua enunciazione.
Sistemi antichi o più recenti basano infatti il loro potere sull'arte della Parola; dalla Cabala alla magia Enochiana all'Alfabeto del Desiderio le forze si giocano allo stesso modo.
In quest'ottica, qui di seguito si trovano i risultati pratici di un lavoro svolto nell'ottica dell'approfondimento delle potenzialità psichiche dell'alfabeto leponzio (detto anche di Lugano), in correlazione indiretta con quello runico più conosciuto (elder futhark*). La scelta del Leponzio riflette gli studi condotti negli ultimi anni riguardanti la storia etnografica e folclorìstica nell'ambito delle Alpi Orobie, con un occhio di riguardo ai recenti ritrovamenti di iscrizioni e raffigurazioni di ambito propiziatorio e forse cultuale sulle rocce delle alti valli brembane; è possibile reperire materiale storicamente più approfondito a proposito nei meandri del web e in diverse pubblicazioni, per cui non mi dilungherò oltre, ora.
I glifi leponzi presi in considerazione sono tre, e le possibili, vaporose influenze mentali dovute alla conoscenza delle rune germaniche sono servite, più che altro, come "basamento concettuale" dal quale (non**) farsi influenzare una volta intrapreso il rituale, il quale vede come simbologia di apertura l'utilizzo indiscriminato della runa Naud.
Il primo di essi (a sinistra nell'immagine squisitamente microsoftiana qui proposta) rappresenta il fonema [z], che si ritroverebbe, nel futhark, in Algiz, runa di eccelsa potenza. Nella pratica il glifo si è rivelato archetipicamente simile a un ponte, o sentiero di passaggio tra stati dell'essere differenti. Sembrerebbe legato alla simbologia dell'Irminsul, asse del mondo e albero cosmico, pilastro universale. Il risultato principale si è avuto nella grande lucidità onirica ottenuta nelle notti coincidenti con le operazioni svolte; il simbolo in sè non è stato però sufficiente, al livello attuale, ad aprire "cancelli" ulteriori verso stati più sottili e meno condizionati, nonostante la presenza, nei sogni, di molti segni e luoghi "forti" e piuttosto indipendenti dalla sfera mentale dello scrivente.
Altro fattore interessante occorso durante la pratica è stata la trasformazione di energie più mondane da uno stato di latente pigrizia ad uno di grande attività costruttiva, risultato già ottenuto in precedenza lavorando con Algiz.
Volendo proseguire seguendo la linea runica germanica (Aettir), ho ritenuto idoneo retrocedere verso [p], piuttosto che avanzare in [s], data l'uguaglianza grafica tra quest'ultima runa (Sol) e il corrispettivo glifo leponzio. Fin da subito si sono palesate immagini fortemente legate alla sfera lunare: distese di alberi piegati da venti smisurati; grotte e spelonche. La pratica ha svelato senza alcuna reticenza il legame tra questo glifo e la figura esoterica della Donna. Questo glifo - il quale rappresenta sia [p] che [b], che ritroviamo quali rune effettivamente "femminili" - catalizza a mio avviso le energie serpentine di Shakti attraverso la comprensione sottile dell'elemento femminile.
Questo si è palesato in particolare, durante la meditazione, quale enorme mare in burrasca appena sotto il Muladhara chakra. Esso, nella mia esperienza, incorpora Bjarka e Pertho, rune del mondo femminile profondo, fisico e spirituale. Vi possiamo trovare Freja nelle sue declinazioni luminose e oscure, ma anche Lilith, le Parche e figure affini. Risveglia le energie sessuali tumultuose; ma allo stesso tempo simboleggia la protezione della Madre (Madonna) - ma solo nel senso della fertilità magica. Favorisce sogni simbolici di buon impatto.

Poeninus, il dio delle vette (Carona CMS1)

Arrivato a questo punto,ho cercato di penetrare più a fondo il mistero della magia femminile dischiusosi con [p], andando a lavorare su [l], glifo speculare al precedente e "corrispondente" al germanico Lagu. Il risultato pare essere stato una manifestazione della figura più propriamente "mondana" della Donna in quanto essere nobile, emersa più volte durante la pratica; si avvicina a questa impressione lo schema dell'amor cortese, della donna quale essere spirituale nobile a sé nei confronti dell'uomo, da avvicinare con rispetto e devozione. I due ultimi glifi andrebbero quindi correlati, a mio avviso, al mondo lunare di Vanaheimr; [p] assume in sé l'arcano della Sacerdotessa, [l] quello più "secolare" dell'Imperatrice.
L'alfabeto leponzio preso qui in esame è solo un esempio di come sia possibile, a livello di pratica psichica, utilizzare l'infinita varietà offerta dalla storia delle simbologie per ottenere visioni e intuizioni profonde non altrimenti assimilabili con il solo studio teorico delle stesse. Proseguirò con lo studio degli altri segni nel corso del prossimo periodo, per confermare o meno un'effettiva validità spirituale e/o una circolarità concettuale del sistema - compito in realtà che non pretende naturalmente di avere efficacia universale, ma solo di poter essere d'aiuto nella creazione di una serie personale di sigilli e simboli dai molteplici utilizzi.

* (in realtà il metodo di lettura e ordinamento degli Aettir da me solitamente utilizzato è quello più controverso dell'Uthark)
**(grazie alle preliminari procedure di soppressione dell' Ego).



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