Antiche paure alpine bruciano ancora
come braci stanche di fuochi estinti – i loro imprevedibili
bagliori sfavillano sempre nel buio delle fresche notti rurali.
Si diffondono capillarmente nel gioco di mille varianti lungo le vie dimenticate delle contrade abbandonate*, attraversando le valli più cupe, dove l'impenetrabile silenzio invernale è rotto solo dal pigro gocciolio dei magri rivi pronti a infuriarsi alla prima pioggia...
Storie e fatti che, raccontati dalla viva voce di chi ancora le aveva vissute, sono come relitti affioranti da abissi psichici primordiali e quasi impenetrabili; una chiave per una loro nuova assimilazione sta nel legame col territorio nel quale esse radicano da secoli. Sono le nostre montagne, picchi rocciosi slanciati in cristalline lontananze fuori dal tempo, ma anche bűs e pallidi abissi vertiginosi, fessure che come improvvise ferite si aprono lungo le pieghe più recondite dei pendii.
Storie antiche, si muovono nelle frivole brezze dei giorni di marzo, libere braci nei venti, prendendo forma nell'animo non appena l'ombra della notte si scolpisce nel crepuscolo. Paure che sorgono ancora dagli eterni simboli universali. Nell'animo ne ritrovo un vivo ricordo che forse non c'è mai stato, la loro infanzia segreta.
Ecco allora di nuovo creste e faggete, dirupi e ruderi di baite, le solitudini dell'alpeggio e la stalla viva nella notte di san Silvestro, il fondo più buio della valle. Il segreto di rendere un mondo vivo è pensarlo e crederlo vivo: questo sentimento si palesa già, spesso, dai nomi popolari dei luoghi. Valli Scure o Fosche, distanti decine di chilometri ma omonime, si popolano delle medesime paurose creature – morti, chimere, streghe, folècc ; buchi e cavità sperduti sui versanti solitari dei monti divengono antri diurni di mostri o bande di banditi.
Si diffondono capillarmente nel gioco di mille varianti lungo le vie dimenticate delle contrade abbandonate*, attraversando le valli più cupe, dove l'impenetrabile silenzio invernale è rotto solo dal pigro gocciolio dei magri rivi pronti a infuriarsi alla prima pioggia...
Storie e fatti che, raccontati dalla viva voce di chi ancora le aveva vissute, sono come relitti affioranti da abissi psichici primordiali e quasi impenetrabili; una chiave per una loro nuova assimilazione sta nel legame col territorio nel quale esse radicano da secoli. Sono le nostre montagne, picchi rocciosi slanciati in cristalline lontananze fuori dal tempo, ma anche bűs e pallidi abissi vertiginosi, fessure che come improvvise ferite si aprono lungo le pieghe più recondite dei pendii.
Storie antiche, si muovono nelle frivole brezze dei giorni di marzo, libere braci nei venti, prendendo forma nell'animo non appena l'ombra della notte si scolpisce nel crepuscolo. Paure che sorgono ancora dagli eterni simboli universali. Nell'animo ne ritrovo un vivo ricordo che forse non c'è mai stato, la loro infanzia segreta.
Ecco allora di nuovo creste e faggete, dirupi e ruderi di baite, le solitudini dell'alpeggio e la stalla viva nella notte di san Silvestro, il fondo più buio della valle. Il segreto di rendere un mondo vivo è pensarlo e crederlo vivo: questo sentimento si palesa già, spesso, dai nomi popolari dei luoghi. Valli Scure o Fosche, distanti decine di chilometri ma omonime, si popolano delle medesime paurose creature – morti, chimere, streghe, folècc ; buchi e cavità sperduti sui versanti solitari dei monti divengono antri diurni di mostri o bande di banditi.
Qui
di seguito una piccolissima selezione orobica di luoghi che
conservano in sé un senso che va oltre quello della sensazione o del
“leggendario” da turista medio. In realtà, basta uscire appena
di casa per trovare questi affascinanti intarsi di narrazioni senza
tempo – basta saper dove
e come
cercare....
-Valle Bellbier / Fosca, Poscante di Zogno: streghe
-Massiccio della Presolana : mostri, la Cavra Besula; nani e molto altro
-Val Fosca di Torre dè Busi: mostri, morti.
-Valle Bellbier / Fosca, Poscante di Zogno: streghe
-Massiccio della Presolana : mostri, la Cavra Besula; nani e molto altro
-Val Fosca di Torre dè Busi: mostri, morti.
-Monte
Alino e zona Vaccaro, Parre: i cagnì
di Altrech
e la caccia morta (questa ovunque o quasi nelle Alpi); morti e
spettri.
-Grotta dei laghetti, Sorisole: antro di un mostro alato simile a un drago, custode di tesori. Il suo altro luogo d'elezione è la Corna Rossa di Zogno.
-Valmarina di Ponteranica, località Gnomi: si sussurra che fosse luogo di innominabili rituali pagani.
-Grotta dei laghetti, Sorisole: antro di un mostro alato simile a un drago, custode di tesori. Il suo altro luogo d'elezione è la Corna Rossa di Zogno.
-Valmarina di Ponteranica, località Gnomi: si sussurra che fosse luogo di innominabili rituali pagani.
-Gli
sfondrach della
Val Vertova: folècc
e
omì.
*l'abbandono
consiste anche nel rinnovo e ripopolamento di tali contrade slegati
dalle loro funzioni tradizionali.
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