Una notte senza luci e senza luna affonda nell'oscurità ogni sentiero e solo tramite l'intuito un viaggiatore può orientarsi, correndo comunque il grave rischio di perdersi nel profondo delle selve o di cadere in un qualche baratro negato ai propri sensi.
Oggi spiritualmente non si vede al di là del proprio naso. L'unicità totalizzante delle forze economiche si riflette dappertutto abbagliando sempre di più le enormi masse di termiti umane che nel frattempo, in preda a questo frenetico piacere, devastano la terra.
La cultura è una grande prostituta, la Babilonia dell'opinione.
Viversi, esperire la propria manifestazione è diventato oltremodo faticoso. C'è troppa umanità, e l'introspezione individuale ne viene schiacciata: i risultati di questo sono sotto gli occhi di tutti. In questo senso solo chi è in grado di mediare in modo efficiente tra l'intelletto regolatore e la sensibilità quale "guida sotterranea" può dedicarsi coscientemente alla ricerca dei possibili spirituali. Lasciarsi infatti trascinare da una parte o dall'altra comporta il rischio di cadere nell'eccessivo razionalismo della filosofia, del tutto o quasi fine a sè stesso, o nell'assoluta mancanza di obiettività e nella dispersione di forze bene espresse dalle modalità di porsi delle odierne "confraternite", "sette" , "fratellanze" e così via.
Un problema fondamentale si pone nell'individuare chi, nel clima di oggi, possa intraprendere una ricerca sensata. Si tratta di una via assolutamente individuale e solitaria, in quanto a mio avviso l'uomo odierno viene spiritualmente castrato già dalla nascita. Questa castrazione si riflette nella femminilizzazione della società, e di conseguenza delle forme che la sfera spirituale assume: passività e limitata profondità intellettuale. Altro aspetto ripugnante è la commercializzazione di ciò che concerne tutto ciò, con l'ovvio risultato della proliferazione di opinioni confuse e prive di valore. Si è giunti ad una condizione nella quale è possibile comprare tutto, e questa commercializzazione e questo svilimento identitario di dottrine spirituali coinvolge necessariamente anche chi è alla ricerca di una certa purezza di prospettive, sempre più difficile da identificare.
L'uomo di oggi, lacerato nella sua essenza, necessita di una lunga e faticosa introspezione prima di poter affrontare qualsiasi tipo di ricerca in modo davvero consapevole. Credo che si debba avere una buona coscienza della dolorosa condizione di oggettiva sofferenza dell'essere umano, prima di poter sperimentare un approccio attivo e consapevole nei riguardi della sfera spirituale; un percorso del genere non può che essere affrontato grazie all'impulso totalizzante della propria individuale interiorità. Questo permette di non porsi limiti psicologici di sorta. Essere scarti del Mondo aiuta ad attraversare con una ben diversa consapevolezza le regioni della notte...
Perché le tenebre affascinano? Perché oggi come oggi non c'è più alcuna luce da avvicinare. Mi sembra più naturale, per un uomo che vive in una tale situazione storica, avere più affinità con ciò che del manifestato appare come oscuro e nascosto. In questo senso la prorompente forza disgregatrice che frantuma il reale di oggi (e che, nel bene o nel male, accomuna le vicissitudini e le esistenze di tutti gli uomini più introspettivi) può costituirsi quale mezzo di propulsione valido per inoltrarsi "senza timore" sui sentieri più nascosti e isolati dello spirito e della sua storia. Nel nostro contesto, può trattarsi semplicemente di una questione di comodità...
Schiacciare la propria esistenza tra gli ingranaggi del Consumo è una prospettiva troppo rivoltante; molto meglio sporgersi comunque,in un modo o nell'altro, sui propri abissi, e forse arrivare a conoscerne il reale fondo.
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