giovedì 9 agosto 2018

Sulla presunta "Madonna Nera" di Scasletto



Scasletto (Valtorta, BG) è una piccola contrada alpina preservata ancora, ad oggi, dall'arrivo della strada e nonostante ciò ancora presumibilmente abitata, almeno saltuariamente - questo è ciò che abbiamo potuto dedurre dalla nostra ultima recente visita, in piena estate. Il fascino di questo grumo di vecchie case di pietra, addossate alla costa del monte, è quello della lontananza irrimediabile di un tempo vicino ma perduto, del suono della fontana ai margini del bosco, acqua che scorre ormai inascoltata nei meriggi infuocati d'agosto così come nelle cieche notti immobili dell'inverno montano. La nostra visita è stata motivata anche e soprattutto dalla lettura di un recente articolo apparso sull'ultimo dei "quaderni brembani" *,  che oltre ad averci permesso di scoprire un altro angolo di storia nascosta delle nostre Orobie, cosa per cui ringraziamo infinitamente l'autore, ha messo in chiaro, nero su bianco, l'origine iconografica delle (poche) Madonne Nere brembane, riconducibili fondamentalmente al motivo della Santa Casa di Loreto. A Scasletto si trova per l'appunto un curioso affresco, ricondotto forse troppo entusiasticamente dall'autore al medesimo tema della Madonna Nera. Ci permettiamo di fare quindi alcune osservazioni a proposito di questa ipotesi che, a fronte di un esame diretto, non appare più sostenibile. Quelle qui di seguito sono notate del resto dall'autore stesso, in qualche misura:
- La composizione figurativa non prevede evidentemente l'incarnato scuro per la sola figura della Vergine: tutti i personaggi presenti presentano infatti la medesima tonalità, la quale è presente anche nell'aureola e nel cielo raffigurati. Oltre all'ipotesi di rimaneggiamenti posteriori, non sarebbe da escludere quella di un deterioramento dell'impasto pittorico utilizzato per l'affresco.
- L'iconografia della Madonna di Scasletto non rispecchia quella canonica della Madonna di Loreto. La rappresentazione appare più conforme a schemi compositivi più tradizionali.
  L'autore dell'articolo prosegue notando la presenza di una "bizzarra appendice", simile a una coda serpentiforme, fuoriuscire dal posteriore del Gesù Bambino in braccio a sua madre. Questa viene ricondotta poi alle tentazioni occorse al santo Antonio abate, che del resto ritroviamo a più riprese nella storia culturale e folklorica della valle**. Tralasciando il fatto della probabile unicità di una rappresentazione del genere, mai riscontrata in altri ambiti (ma questa può essere espressione di ignoranza da parte dello scrivente), ma comunque in ogni caso assai coraggiosa, oltre che oltraggiosa, pensiamo che si tratti fondamentalmente di una svista: l'aver scambiato per coda un semplice motivo del panneggio del vestito - assai rovinato, del resto, dall'usura del tempo. Parrebbe inoltre, a uno sguardo più approfondito, che ai piedi della Madonna vi fossero uno o più putti; nell'insieme, la teoria di un "cristo con la coda" apparirebbe quantomeno grottesca.
Con ciò nulla si toglie all'interesse generale per l'argomento "scottante" delle Madonne Nere, ben rappresentate anche nella storia artistica della valle Brembana, e oggetto di catalogazione nell'articolo in questione, di cui invitiamo quindi alla lettura per coloro che ne fossero interessati.

* http://www.valbrembanaweb.it/centroculturale/QUADERNI-BREMBANI-16.pdf
**Vedi il ciclo di affreschi nell'oratorio/ chiesa della Torre di Valtorta, e le figure ricorrenti del carnevale di Valtorta.

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